//L’Intervista al fotografo “giocoliere di immagini” Philippe Apatie

L’Intervista al fotografo “giocoliere di immagini” Philippe Apatie

di | 2023-03-26T07:59:19+02:00 26-3-2023 7:59|Alboscuole|0 Commenti
di Giovanni Malvestio, Classe 1^ A. –    Cari lettori e lettrici questo mio articolo vorrei condividerlo con tutti voi poiché,  adorando molto le immagini e avendo conosciuto Philippe Apatie ad un corso di fotografia sui riflessi, mi ha molto colpito la sua gentilezza, la sensibilità e in particolare modo per la sua bravura nel fotografare, così desidero dare delle maggiori informazioni sul fotografo di strada “giocoliere di immagini”,  diventato famoso per le sue foto di “Venezia sommersa”. Posso dire di avere avuto molta fortuna perché sono riuscito a fargli un’intervista che pubblichiamo proprio per tutti i lettori della nostra testata giornalistica del ”Foscarini News”. Per conoscerlo meglio ecco la sua biografia. E’ nato a Parigi il 14 ottobre del 1966. Dopo gli studi in Lettere Moderne è entrato nel 1986 in un monastero benedettino, dove ha studiato Scienze Bibliche. Ha svolto anche varie professioni quali: ceramista, cuoco, direttore di rivista. Nel 1994 ha pubblicato il suo primo romanzo “Qu’as-tu fait de ton père?”. Dal 2012 vive a Venezia dove si dedica principalmente alla fotografia, ai video e alla scrittura. Nel 2016 ha pubblicato il romanzo “Il figlio di Braccio di Ferro”. Ha contribuito con due racconti alle antologie “Natale a Venezia” nel 2020 e nel 2022. Ha pubblicato anche diversi volumi di fotografie.  Ecco le sue risposte alle mie domande per l’intervista.
  1. Com’è nata la passione per la fotografia?
La prima volta che ho fatto delle foto avevo 15 anni ed ero a Lourdes durante un pellegrinaggio di giovani di Parigi. È stato un disastro, proprio un disastro! Tutte le foto erano fatte malissimo e ho pensato naturalmente che non ero fatto per quello, che non ero dotato per niente e quindi non ho mai più toccato una macchina fotografica nei successivi 15 anni. Ho ricominciato e non so perché, non lo ricordo bene, a fare delle fotografie. Nei tempi in cui ero studente a Losanna, in Svizzera,  facevo diapositive e molto spesso avevo preso l’abitudine di girare con la macchina fotografica, perciò ho molto fotografato la città di Losanna, il lago di Ginevra e le Alpi. Ebbene ho fatto fotografie in Svizzera e ovunque quando mi spostavo: le ho fatte in Germania, in Inghilterra e a Roma. Il piacere veniva dopo, e cioè quello di mostrare le mie foto fatte, quando organizzavo delle serate con gli amici. Quando sono tornato in Francia non ho più fatto fotografie, ho dovuto aspettare qualche mese prima di partire per l’Italia e arrivare a Venezia, però non facevo delle foto, ma soltanto dei video. Ho scoperto il video per caso, inaspettatamente! Da autodidatta, ho imparato da solo a fare i montaggi.
  1. Come mai hai scelto Venezia per le tue foto?
Quando sono arrivato a Venezia, avevo una piccola videocamera ma non avevo la macchina fotografica perché non avevo l’intenzione di fare delle foto. Il fotografare Venezia è avvenuto quando ho aperto una pagina Facebook e, siccome non avevo nulla da dire su di me, ogni volta che vedevo qualcosa di bello, facevo una foto col cellulare e la mettevo su Facebook. Ho cominciato così ed è sempre stato così. Dopo mi sono comprato la macchina fotografica. Il tutto è avvenuto così a caso perché non conoscevo niente della tecnica della fotografia, però il fatto di fotografare ogni giorno, mi ha permesso di fare passi avanti, perché quando guardo le foto che facevo dieci oppure sei anni fa, decisamente non le mostrerei più. Fotografare Venezia è una passione però forse avrei la stessa passione per un altro posto, ma io abito qua! Quello che mi piace molto di fotografare Venezia è il matrimonio tra l’architettura e l’acqua. Tutta la zona del bacino San Marco, l’isola di San Giorgio, la Giudecca, la Punta della Dogana, la zona San Marco-Schiavoni quelle sono le zone che mi interessano di più perché si vede il cielo. All’interno della città, il cielo si vede di meno, per esempio nei pressi della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli nel Sestiere di Cannaregio che è un labirinto e non ci vado quasi mai. Ultimamente, mi sto dicendo che dovrei cambiare percorso e andare un po’ di più a passeggiare come facevo una volta in altre zone della città. Quando ho l’occasione di scoprire una città che non conosco è un piacere enorme fotografare anche se è un altro posto e non è Venezia.
  1. Ho notato che ti piace molto fotografare sia le persone, spesso in pose buffe, che i palazzi riflessi nell’acqua. C’è qualche aneddoto che mi puoi raccontare o qualcosa che ti è successo durante l’esecuzione di una foto?
Non sono proprio i riflessi che mi interessano ma tutti gli effetti ottici, quindi quelli naturali; tutta la magia dello sguardo: cioè cosa puoi vedere attraverso un vetro di Murano, e quindi i riflessi fanno parte di questa magia ottica. Hai mai fatto l’esperienza di guardarti nella maniglia di una porta e di vederti tutto sformato? È una cosa che fa sempre ridere i bambini: ecco questo è un effetto ottico. Vuoi una conoscere la storia di uno scatto di una foto? Allora ti racconto questa storia. Una volta anni fa sono uscito per fare una foto e c’era una luce molto bella e particolare che si proiettava sulla Biblioteca Marciana. Ho fotografato tutta questa prospettiva dal Ponte dei Greci; avevo nella prospettiva la statua di Vittorio Emanuele a cavallo, su Riva degli Schiavoni. La statua era di spalle, dunque io ero dietro. Sono stato sicuro di aver fatto delle foto molto belle. Sono tornato a casa, ho guardato la foto sul PC e sono rimasto davvero molto deluso perché la macchina non aveva potuto rendere la bellezza proprio di quella luce, però avevo fatto una foto, in cui c’era un uccello, che ho fotografato senza rendermi conto, che, passando e volando davanti al cavallo, era posto a metà cioè al centro nell’asse del cavallo. Dunque sulla foto potevo vedere Pegaso, il famoso cavallo alato. Sono rimasto molto colpito da questo imprevisto! Riflettendo su questo ho dovuto dedurre che effettivamente quando fai delle foto c’è anche una parte di fortuna: non c’è solo la bravura e la tecnica! Quando si fanno foto di strada c’è tutta una parte di fortuna che non hai creato tu! Personalmente mi faccio sempre una domanda: “La fortuna è completamente indipendente, qualcosa in cui la mia volontà non c’entra niente, o c’è una parte di noi, una predisposizione della nostra mente che è favorevole ad accogliere la fortuna?”. Io penso che potrebbe essere anche così.
  1. Hai uno scatto tuo o di un altro fotografo a cui sei particolarmente affezionato?
C’è una foto che mi piace molto, è una foto di Henry Cartier Bresson, un famoso fotografo francese che ha fondato l’agenzia Magnum.
  1. Che cosa consiglieresti ad un giovane della Scuola Media che vuole cimentarsi con l’arte della fotografia?
Il consiglio che faccio ad un giovane delle Scuole Medie come te che vorrebbe fare delle foto è solo uno: fare delle foto. Scattare il più possibile e soprattutto di andare sempre avanti con l’essere esigenti con se stessi. Quando si ha un passione, un’attività, non abbiamo il diritto di essere pigri, dilettanti, di accontentarci del meno possibile; quindi c’è la necessità di essere molto critici con se stessi, occorre criticare il proprio lavoro! Quando siamo contenti va benissimo. Quando si può fare meglio allora cerchiamo di migliorarci: per questo c’è la necessità di scattare molto spesso.