Di Riccardo Nuri –
L’adolescenza è “l’età della vita umana interposta tra la fanciullezza e l’età adulta”, così recita il dizionario Treccani.
Detto così sembrerebbe tutto molto semplice e lineare, si tratta quindi di un periodo di transizione, di passaggio, nulla di più naturale ed evidente. Ma allora perché questi cambiamenti? Tutto muta: il mio corpo, la mia mente, la mia personalità e il mio carattere. Si iniziano a provare emozioni, percezioni, sentimenti e sensazioni diverse, discordi e straordinarie. Ci sono giorni in cui mi sembra di poter controllare, gestire il mondo, di avere la giusta padronanza del mio essere ragazzo, di riuscire a seguire la precisa e appropriata direzione ed essere, quindi, alla guida della mia vita.
Altri giorni invece avverto il desiderio, l’esigenza di isolarmi, di rimanere solo con me stesso o di confondermi con la massa, con il gruppo, per non sentirmi estraneo o straordinariamente insolito. E’ come se, a volte, ci fossero due persone in me: una l’opposto dell’altra, in conflitto tra loro, con il bisogno di essere riconosciute e accettate per ciò che sono, senza troppe inquietudini.
Ed è proprio in questi momenti di particolare confusione e di disordine emotivo che cedo alla mia metamorfosi interna e do libero sfogo ai miei sbalzi d’umore, scaricando tutti i miei turbamenti, dubbi e le mie intime controversie sui miei “poveri” genitori, in particolar modo su mia madre.
Lei mi ascolta sempre, mi osserva, mi guida e mi aiuta a superare tutte le mie “fasi alterne”, con l’amorevolezza tipica di una madre, sempre pronta a consigliarmi e a indirizzarmi verso la giusta soluzione e il più opportuno traguardo. Certo, non sempre le nostre conversazioni sono equilibrate, armoniose e misurate… a volte lo “scontro” è inevitabile, ma ciò che è più importante è che troviamo sempre il giusto compromesso e accordo; soprattutto, so di poter contare costantemente e continuamente sull’appoggio e il sostegno dei miei genitori, persone sinceramente premurose e affettuose.