di Giuliano Bevilacqua – Levanzo è una piccola isola delle Egadi in provincia di Trapani, dove la vita non è facile come quella di città. Per viverci tutto l’anno si devono sfruttare al meglio le risorse che l’isola offre, ad esempio il turismo, la pesca e l’agricoltura. Ma una volta non c’era il turismo come adesso. Vediamo come si viveva cent’anni fa.
Una storia tramandata da generazioni:
il nonno di mio padre, ovvero il mio bisnonno, viveva nella campagna di Levanzo, dove aveva un mulino che funzionava grazie a dei muli che facevano girare gli ingranaggi, lì macinava il frumento coltivato sull’isola.
La farina ricavata un po’ la vendeva e un po’ la portava a casa, così poi sua moglie preparava la pasta, il pane e i biscotti visto che non c’era un negozio di alimentari.
Dopo questa attività si dedicava alla pesca; prima di uscire in barca si sistemava la rete e poi andava a pescare con una barchetta a remi chiamata “lancitedda”; una volta calata la rete ritornava in paese per poi l’indomani mattina andare a ritirarle, il pesce preso veniva portato a casa.
Era anche un operaio dei Florio (famiglia nobile italiana) che avevano una cantina di vini e una villa nell’isola, infatti il mio bisnonno era uno dei loro contadini, pertanto raccoglieva l’uva nel periodo della vendemmia. Il vino prodotto nelle campagne levanzare veniva mandato nelle cantine di Marsala dove veniva imbottigliato. Il trasporto del vino avveniva attraverso delle imbarcazioni chiamate “schifazzi,” muniti di vela latina perché ancora non esistevano i motori.
Il presente:
Oggi i tempi sono cambiati e, come una ventata di aria fresca, anche le attività si sono rivoluzionate. L’isola vive solo di turismo o quasi e in estate si raggiunge la media di 260 residenti, mentre in inverno sono presenti appena 50 abitanti. Malgrado le piccole dimensioni dell’isola si può considerare Levanzo come un ambiente ricco di bellezze naturali e reperti storici, quale la Grotta preistorica del Genovese.