Il termine “eutanasia”, derivante dal greco “eu-thanatos”, significa letteralmente “buona morte”. Indica l’atto di procurare intenzionalmente la morte di una persona che ne faccia esplicita richiesta. Sin dai tempi della Grecia antica il suicidio riscuoteva un’alta considerazione; si supponeva che ognuno fosse libero di disporre come meglio credesse della propria vita. Tutto questo però fu messo in discussione con l’avvento del Cristianesimo. Ancora oggi, secondo la Chiesa cattolica, la vita è stata donata da Dio e solo lui può disporne. Ragion per cui questa pratica è considerata un omicidio. In Italia praticare l’eutanasia costituisce un reato, pertanto è punibile. Al contrario il suicidio assistito è legittimato ma non praticato. In Olanda l’eutanasia è legale dal 2002 e la richiesta viene soddisfatta solo dopo un percorso che permette alla persona di effettuare una scelta consapevole e libera. Nella vicina Svizzera è consentito solo il suicidio assistito e le richieste stanno continuamente aumentando a causa della vicinanza geografica con l’Italia e l’accessibilità della pratica. Ciò ha indotto anche molti italiani a scegliere questo territorio per l’assunzione del farmaco letale. L’eutanasia viene però spesso utilizzata come sinonimo di suicidio assistito nonostante siano due pratiche distinte. La prima non necessita della partecipazione attiva del soggetto che ne fa richiesta, ma richiede un’azione diretta di un medico che somministra un farmaco per via endovenosa; il suicidio assistito invece sì, perché prevede che la persona malata assuma in modo indipendente il farmaco letale e il ruolo del sanitario si limita alla preparazione del farmaco che poi il paziente assumerà per conto proprio. Tutti i sondaggi condotti negli ultimi anni attestano che la maggioranza degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia e sono molte oggi le associazioni che si battono per ciò.