Angela D’Aria, Simone Frigiola, Domenica Locantore, Caterina Pietromatera, Valentina Sacco.
Abbiamo provato a disegnare l’Europa. L’abbiamo disegnata a matita, ma abbiamo notato che qualcosa non andava. Non sapevamo quali confini tracciare. Eravamo indecisi se tracciare quelli che includono i 28 paesi che dal 2013 ne fanno parte o quelli che potrebbero includerne altri; quelli delle lingue comuni o delle religioni. Eravamo dubbiosi nel riconoscere come europei i confini rigidi che escludono, che diventano muri alle frontiere e che oggi sembrano stravolgere Il concetto di Europa evidenziato nell’articolo 2 del Trattato dell’Unione, con i suoi valori fondanti del rispetto della dignità umana, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto e dei diritti umani.
Il concetto di Unione è, in realtà, sempre esistito, fin dai tempi dell’antica Grecia e si è sviluppato con i romani che hanno portato la romanità nei tre continenti, Europa, Asia e Africa. Tra il XVIII e il XIX secolo, grazie a filosofi, scrittori e politici si diffonde una teoria di unità sovranazionale europea che si sgretola con i nazionalismi del ‘900. Dopo la Prima guerra mondiale si cercò di creare un’idea di Europa come antidoto alla guerra. D’altro canto, nel 1941, iniziò a maturare l’idea di un’Europa unita non come antidoto al male, ma come convivenza tra popoli basata sul rispetto dei Diritti Umani e sulla democrazia. A prendere la matita in mano, in questo periodo, furono Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann che la utilizzarono per creare, attraverso il Manifesto di Ventotene, ciò che per tanto tempo si era auspicato.
Un primo schizzo si ebbe con la nascita della CECA, a Parigi, il cui scopo originario era basato sul commercio del carbone e dell’acciaio per evitare che un paese si armasse all’insaputa degli altri. Fu un passo senza dubbio intelligente: partire da un interesse economico comune per arrivare in futuro ad un’idea di Europa unita da un punto di vista politico e sociale.
Nel 1957 i Trattati di Roma consolidano l’unione economica con l’istituzione dell’EURATOM e della CEE. Da questo momento in poi, diversi saranno i trattati ed i Paesi che modificheranno il disegno a matita dell’Unione, pronto ad accogliere nuovi Paesi fino al 2013.
Abbiamo notato che il tratto di quella matita pronta ad essere cancellato, inizia ad essere sostituito da una penna. Non ci piace l’inchiostro, è troppo nero, e alcuni ne stanno abusando.
Vorremmo tanto ritornare all’Europa a matita del Trattato di Maastricht, pronta a ridisegnarsi per allargare i propri orizzonti. Il Trattato è stato emanato nel 1992 e ha evidenziato il concetto di unità, non più solo economica, ma anche politica e sociale, da cui prende forma l’Unione Europea.
Se oggi ci chiedessero come vorremmo noi l’Europa, la risposta sarebbe semplice: vorremmo solo che i princìpi del trattato di Maastricht e di quelli successivi (Amsterdam, Lisbona) fossero semplicemente rispettati. La nostra Europa abbatte le divisioni e ha alla base la convivenza e il rispetto fra i popoli, guidati da istituzioni comuni e supreme che governano democraticamente per raggiungere un’unione sociale concreta. I cittadini della nostra Europa non sono più solo cittadini del loro Stato ma si identificano come Europei, si sentono appartenenti ad una realtà di cui loro stessi sono protagonisti. Sono pronti a difenderne i valori culturali, religiosi e umanistici da cui è partita la sua costruzione spesso difficile, passo dopo passo.
Quanto a noi, vogliamo studiare, viaggiare, lavorare in qualsiasi Paese dell’Europa sentendoci sempre a casa nostra. Non accettiamo che il lungo percorso di integrazione europea che dal Trattato di Parigi del 1951 porta a Lisbona nel 2009 sia solo il contenuto alquanto ostico di un percorso disciplinare teorico. Non ammettiamo che si possa percepire l’Europa come uno spazio territoriale delimitato da confini atti a escludere laddove i confini europei sono stati ridisegnati più volte nell’atto di includere. Non ammettiamo neppure che si rivendichi la assoluta sovranità degli stati laddove ogni organizzazione europea nasce come entità sovranazionale. E allora? L’Europa è un bellissimo sogno che rischia di trasformarsi nel peggiore degli incubi? Forse no. Forse ci sono ancora le condizioni per continuare il sogno. E si chiamano conoscenza, cultura, partecipazione. E una matita sempre a disposizione.