Di I Ragazzi delle classi terze scuola secondaria di I grado –
Cara Francesca,
sono molte le domande che ci siamo posti dopo aver conosciuto la tua storia.
Dicci Francesca, come hai fatto?
Come hai fatto a rimanere al fianco di un uomo che sapevi ti avrebbe portato alla morte. Tu, sempre sorridente, come facevi a non farti prendere dalle emozioni, a non farti sovrastare dalla sensazione di schiacciamento e logoramento provocata dalla paura della consapevolezza di una fine certa?
Ma, a quanto pare, l’amore, la dedizione, il coraggio, la voglia di cambiare ciò che è sbagliato, sminuiscono e sovrastano la paura. E’ ammirevole il tuo coraggio, l’essere impavida per un bene comune non è da tutti.
Ci siamo chiesti cosa ti ha spinto ad intraprendere quel tipo di studi, se il tuo lavoro ti piaceva, se ti sei mai pentita….
I nostri interrogativi sono rimasti senza un’apparente risposta, già, perché pensandoci bene una risposta ce l’hai data. E’ un’altra grande eredità che ci hai consegnato: la capacità di porci domande, così importante anche nel nostro percorso di studi.
Finché saremo capaci di interrogarci manterremo quella capacità di pensare liberamente, proprio come hai fatto tu, di non dare nulla per scontato, di provare, di appassionarci, come te, al nostro futuro lavoro. Queste sono state le tue risposte.
Abbiamo deciso di intitolarti la scuola, da te abbiamo capito che se dobbiamo combattere dobbiamo farlo fine alla fine, senza arrenderci nonostante gli alti e bassi della nostra vita. Il tuo coraggio e la tua determinazione ce li porteremo dietro per costruire un mondo migliore e non restare a guardare, per riprenderci ciò che è nostro e riscoprire le idee che restano: idee di uguaglianza, educazione, giustizia, collaborazione.
Ti ammiriamo, sì, ma vorremmo che questa ammirazione si trasformasse in un impegno di vita, in un’ideale da seguire e sostenere, che cominci già qui, tra queste nostre aule, in questo nostro tempo di adolescenti in ricerca di una strada onesta e legale da percorrere insieme, per una strada possibile… perchè “gli uomini passano, ma le idee restano”.
Grazie Francesca
Classe III A
Cara Francesca Morvillo,
noi studenti di questo Istituto, siamo veramente onorati del fatto che la nostra scuola porterà il Suo nome, quello di un’egregia donna magistrato quale Lei è stata. No, ci perdoni ma così non va bene…. ricominciamo….
Cara Francesca, permettici di darti del tu perché per noi ormai sei una persona di famiglia e quindi, sempre con rispetto, ci permettiamo di rivolgerci a te come ad una cara amica.
Tu per noi sei un esempio e un modello sia come donna che come professionista instancabile. Con profondo senso dello Stato e dedizione costante verso il tuo lavoro, hai onorato i più alti ideali di giustizia, rimanendo sempre accanto all’uomo che hai amato, Giovanni Falcone, condividendo con lui valori ma anche disagi e sacrifici.
Quello che ci ha colpito della tua vita è che, nonostante la tua decisione di non avere figli, entrando in magistratura, hai scelto di lavorare per lungo tempo presso la Procura dei minori di Palermo, occupandoti di tanti ragazzi svantaggiati con professionalità e umanità, essendo quindi per loro un po’ madre, così come oggi noi siamo un po’ figli tuoi e tu sei madre per noi, madre che educa, che insegna con la propria vita e le proprie scelte, fatte con grande senso di responsabilità e con la volontà di lasciare alle generazioni future un mondo migliore.
Sai Francesca, noi non viviamo in un quartiere semplice e la possibilità che un ragazzo possa perdersi è reale. Per questo abbiamo bisogno di esempi, di chi sappia indicarci la strada verso la libertà, di chi ci racconti che sogni e desideri non sono facili da raggiungere ma non impossibili da realizzare, di chi ci mostri quanto è bella la vita che si nutre di libertà, giustizia e impegno morale e civile.
Tutte queste cose tu ce le hai lasciate in eredità e anche se la tua vita non è stata lunga, è stata certamente piena di senso e degna di essere vissuta e ricordata.
Per il tuo amore per la vita, per il tuo impegno, per la strada che hai tracciato insieme ad altri uomini e donne, esempi straordinari di esseri umani, noi ti diciamo semplicemente:
“ Grazie, Francesca”.
Classe IIIB
Gentile Francesca,
scriviamo questa lettera per esprimere la nostra stima nei suoi confronti: è stata una donna molto coraggiosa, che ci ha dato speranza in un mondo di ingiustizie, nel quale il bene non trionfa sempre sul male come nelle fiabe. Lei che da piccola indossava un abito rosso e un nome uguale a tanti altri, lontano da qualsiasi presentimento.
Preparata e competente, possedeva un’ intelligenza acuta, un equilibrio e una signorilità tali da rendere importante la sua presenza e i suoi interventi. La sua classica bellezza era particolare per via di uno sguardo carico di curiosità ed interesse per persone o cose.
Il suo amore verso Giovanni Falcone, nonché suo marito era fortissimo ma allo stesso tempo era consapevole di quanto fosse pericoloso. La vita di coppia, sicuramente, non è stata semplice a causa della continua minaccia di “Cosa Nostra”. Nonostante ciò non si è arresa e al fianco di suo marito ha combattuto fino alla fine ovvero fino a quel “maledetto” 23 Maggio 1992, precisamente alle ore 17.58, orario in cui è avvenuta la cosiddetta strage di “Capaci”. Un’enorme esplosione che ha fatto schiantare la sua auto contro un muro e che forse se vi foste seduti sui sedili posteriori, vi avrebbe risparmiato. Siete stati uccisi vigliaccamente da chi ha visto in voi una minaccia al proprio vivere sbagliato.
Lei ci ha insegnato che sconfiggere la mafia non è impossibile e che se vogliamo abbatterla, dovremmo seguire l’esempio che ci ha dato: è andata avanti, affrontando tutti i pericoli a testa alta, senza paure.Anche se questa lotta non è terminata, lei e Giovanni siete un punto di riferimento per il nostro Paese; molto più forti della mafia, siete riusciti a rimanere nel nostro cuore, come in quello di tanti altri ragazzi.
Francesca, lei era un ottimo magistrato, di cui tutti ricordano la sensibilità, l’intelligenza e la straordinaria dedizione al lavoro, volta specialmente alla tutela dei minori, chiamati “baby-criminali” , perché il bambino è stata sempre una risorsa per il mondo criminale, poiché costa poco all’organizzazione e rischia meno.
Dopo 16 anni, lei, pur consapevole di lasciare un’attività che avrebbe rimpianto,, chiese e ottenne di essere trasferita alla corte di appello di Palermo e nel luglio 1988 prese possesso delle funzioni di consigliere presso la terza sezione penale. Continuando a lavorare, andava creando nel nuovo ambiente vasti spazi di stima e ben presto venne ritenuta una dei magistrati più capaci.
Nonostante la comprovata solidità della sua preparazione nel campo del diritto penale, sempre aggiornata con dottrina, lei rifiutava di partecipare con interventi o relazioni a convegni e incontri di studio; non per timidezza, bensì per un profondo senso di riserbo che la faceva fuggire da ogni forma di pubblicità. Con entusiasmo poi, aveva accettato l’incarico di professore a contratto per la materia legislativa nella scuola di specializzazione di pediatria presso la facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Palermo. Con puntuale impegno congiunto a diligenza e umanità svolse per alcuni anni tale compito in questo ambiente, lasciando di sé un vivo ricordo e un vivo rimpianto.
Lei era una donna veramente particolare: non solo la bellezza esteriore, ma anche tante qualità interiori. Indimenticabile e insostituibile Francesca, siamo più che contenti che il nostro Istituto Comprensivo avrà il suo nome; lei sicuramente sarà un modello da seguire e indirizzerà tutti gli alunni sulla via della giustizia. Grazie ancora per essere stata semplicemente Francesca!
Belluardo Lorena, Galante Giorgia, Zaccardi Claudia classe IIIC
Cara Francesca,
fino a poche settimane fa, quando sentivo fare il tuo nome, non avevo la minima idea di chi tu fossi, anzi, a dirla tutta non avevo neanche voglia di scoprirlo. Quando si parlava di te sentivo solo ed esclusivamente ripetere: “Francesca Morvillo, la moglie di Falcone” ed è proprio questa frase che ogni volta mi allontanava sempre di più dal volerti conoscere meglio. Un giorno però la mia scuola, l’istituto comprensivo “Via San Biagio Platani”, ha deciso di partecipare ad un concorso per cambiare il proprio nome e ad essere scelto è stato proprio il tuo, Francesca Morvillo, perciò con i docenti abbiamo iniziato a fare delle ricerche su di te e su chi tu fossi realmente. Così ho scoperto che non sei stata solo “la moglie di..”, ma che sei stata una donna capace di prendere decisioni importanti, forte, coraggiosa e piena di speranza. È molto difficile pensare di fare una scelta come la tua, perché accettare il rischio di morire o anche solamente rinunciare alla libertà quotidiana, quella di uscire a fare una passeggiata o la spesa al supermercato, è molto gravoso. Eppure tu hai accettato di trascorrere intere giornate chiusa in ufficio o in casa, tra faldoni polverosi di documenti da studiare per le tue cause oppure in attesa di tuo marito, impegnato nella dura lotta contro la mafia. E hai accettato di rinunciare al desiderio di essere madre, convinta, come Giovanni, che “si fanno figli, non orfani”. Pur sapendo a quali conseguenze andavi incontro, hai sacrificato te stessa e anche la vita per amore di tuo marito Giovanni, proprio come l’eroina tragica Alcesti, disposta a dare se stessa per l’amato sposo Admeto. Ma pensando alla tua storia è anche un’altra figura che mi torna in mente, un personaggio di cui abbiamo letto la vicenda a scuola qualche tempo fa, Antigone, donna forte e determinata, che rinuncia ai figli e al futuro pur di rimanere coerente con i propri ideali e con i propri sentimenti. Pensando a te, sentendo il tuo nome, oggi, vedo un bellissimo esempio di eroismo femminile e motivo di ispirazione per tutti noi.
Classe IIID