a cura di Margherita Venturini docente di scuola Primaria e degli alunni della V/A -scuola Primaria – plesso Giovanni XXIII –
Come si evince dall’introduzione dell’opera, gli alunni sono partiti dalla semantica del termine dono “che ci parla di qualcosa di immateriale, come il dedicare tempo, attenzione o gentilezza agli altri; esso è spesso considerato un atto spontaneo, non necessariamente legato a occasioni specifiche, ma piuttosto guidato dalla compassione e dalla generosità.
Ma come si può donare qualcosa di cui si ha paura?
Il sangue fa paura, soprattutto ai bambini. Il sangue che esce dal naso, la ferita provocata da una caduta, il sangue nei fumetti, nei videogame, in televisione. Anche i libri di storia ci parlano di sangue e morte: la simbologia del sangue si riempie di significati mistici, di prodigi farmacologici, di sogni alchimistici. Il sangue permea una società violenta, crudele: forche, patiboli, teste infilzate sulle picche. Come si può pensare di donare qualcosa che riporta alla mente eventi tanto violenti!
Tutto ciò che ci è stato tramandato e raccontato, corrisponde però alla realtà? Molto spesso è frutto di luoghi comuni e stereotipi. Uno stereotipo è una qualsiasi opinione precostituita, semplificata o generalizzata, non acquisita dall’esperienza. Purtroppo, spesso sono proprio questi a formare quello che potremmo definire come “pensiero naturale”: può accadere che gli stereotipi siano talmente radicati nella mentalità comune da divenire parte integrante della cultura. Ed è proprio dal voler sfatare questi luoghi comuni che i bambini sono partiti nella realizzazione dell’elaborato. Il primo passo è stato quello di “personificare” l’oggetto-sangue; è una donna bellissima, ma circondata da pregiudizi, infatti nasconde il suo sguardo. La Goccia di Sangue vuole farsi conoscere dall’Umanità, vuole far capire che abita dentro di noi, che vive in funzione nostra e non c’è nulla di più familiare. Grazie a lei, il nostro corpo funziona perfettamente, Madre Natura l’ha creata per questo scopo. Se noi siamo così fortunati ad aver ricevuto un dono così grande, perché non possiamo regalare gioia anche a coloro ai quali il meccanismo di perfezione si è inceppato? A questo punto la ricerca è partita dalla conoscenza scientifica del corpo umano ed in particolare della funzione del sistema circolatorio. Si è passati poi al sapere storico e linguistico dei significati, per arrivare ad una discussione di educazione civica sulla pratica della donazione del sangue. Rendersi conto della realtà, conoscerla scientificamente e moralmente, scavalcando ogni barriera pregiudiziale; si è dato il via alla fantasia, all’entusiasmo e alla collaborazione.”