Caro ministro degli interni,
sono Joanna, ho 12 anni e frequento la 2a media. Quest’anno ho letto un libro dal titolo “Le tartarughe tornano sempre” di Enzo Gianmaria Napolillo. Il libro mi ha dato l’opportunità di riflettere sul fenomeno dell’immigrazione. Le scrivo questa lettera per far fronte alla problematica ‘’scottante’’ riguardante gli stranieri. Purtroppo, ancora oggi, gli italiani scaricano tutta la loro rabbia velenosa e pungente sui poveri immigrati. Quante volte la gente sente, o legge, notizie che parlano degli sbarchi con i barconi pieni di stranieri? Ogni giorno. E il problema è proprio questo: non abbiamo posto dove collocare gli immigrati. Ma noi possiamo lasciarli morire annegati in mare? Possiamo farli morire di fame? E se fossimo noi al loro posto? Pensate, cari ministri, che molti italiani sfruttano gli immigrati per arricchirsi e per farli lavorare a ‘’costo ZERO”. Tuttavia, penso che, in fondo in fondo, ci sia sempre qualcuno con un po’ di coscienza, cioè qualcuno che è disposto ad aiutare queste creature. Può essere un’intera famiglia oppure una classe, o un intero gruppo di cittadini che abita nel posto dove avvengono gli sbarchi. Quando vediamo il volto di una persona per noi “straniera” africana, sud-africana, nord-africana o di qualunque altro continente, ci ostiniamo a guardare solo il loro aspetto fisico, senza pensare ai loro sentimenti, alle loro paure e alle loro emozioni. Non ci chiediamo se possano essere buoni o cattivi, ma diamo per scontato che ci debbano disturbare, cioè che debbano turbare la nostra tranquillità. Vi chiedo, cari ministri, di dare un insegnamento a queste persone che prendono il mondo con estrema superficialità, non dovete mostrare aggressività o rabbia, ma dovete essere per tutti noi dei modelli positivi.
Grazie, cordiali saluti,
Joanna.
Classe II E