Arcangela Basile –Ti sei ribellato, hai denunciato gli sporchi affari mafiosi e i politici collusi.
Hai dato voce a chi aveva paura, hai detto la verità, l’hai guardata in faccia.
Hai marciato a testa alta, lottato, in questa folla di gente sola e corrotta.
Non hai voluto sottostare a questa dura realtà, che molti di noi accettano e ignorano.
Si fa finta di niente, lo facciamo da sempre, ma ognuno ha la sua forza per sopportare il peso del coraggio.
Cento erano i passi che separavano casa tuada quella del tuo assassino.
Ti hanno criticato, ostacolato, minacciato, accusato, ucciso brutalmente,trattato da terrorista, suicida per i più generosi.
Hanno poi deciso e sei stato ammazzato.
Hai pagato con la vita il tuo impegno contro la mafia.
Ora, io non sono qui per elencare quello che hai fatto, sono qui per dirti che tutto il tuo impegno,
la tua forza e il tuo coraggio non sono stati inutili, anzi.
Mi hai insegnato molto!
Hai insegnato ai giovani che hanno scoperto la tua lotta.
Hai aperto gli occhi a molti di noi che pensano che l’Italia e il proprio paese siano puliti, non corrotti.
Sono stati molti gli sbagli nella storia!
Prima di innovarci nella tecnologia e nel lavoro, dovremmo imparare a vivere realmente fra di noi.
Dovremmo prima formare noi stessi, risolvere i nostri problemi interni, senza far finta che non esistano.
A quel punto potremo dire di essere cresciuti e di non aver commesso gli stessi errori.
Perché critichiamo tanto chi ha mosso un passo diversamente e poi commettiamo cento volte lo stesso sbaglio.
Parliamo, parliamo tanto, ma non ci pensiamo, siamo bravi solo ad insultare.
Gli insulti non fanno crescere nessuno e l’omertà non risolve i problemi nascosti.
Grazie Peppino, per averci dato una lezione.
Sei morto per noi, ma non sono morte le tue idee.