Le “Radium girls”, ossia “le ragazze del radio”, erano un gruppo di operaie che subirono un grave avvelenamento da radiazioni di radio. Ma partiamo dal principio…
Cos’è il radio?
Il radio è un elemento chimico radioattivo (numero atomico 88, il suo simbolo è Ra) da cui deriva proprio la parola radioattività. Fu scoperto da Marie Curie, da suo marito Pierre e dal loro assistente Gustave Bémont, nel 1898, in Boemia. All’inizio il radio venne definito una scoperta rivoluzionaria, ma non si sapeva ancora che era altrettanto pericolosa. Il non essere coscienti dei danni del radio fu dal fatto che gli effetti che provoca non si percepiscono subito ma solo a distanza d’anni. Infatti il radio viene trattato dall’organismo come il calcio, e viene quindi depositato nel tessuto osseo, dove la radioattività ne degrada il midollo e può indurre mutazioni nelle cellule ossee. Difatti, i lavoratori, esposti al radio nelle fabbriche, si ammalarono gravemente, per lo più di anemia e cancro alle ossa.
Per cosa veniva utilizzato il radio?
Si scoprì che miscelando il radio ad altre sostanze, come la colla e il solfuro di zinco, si poteva ottenere una vernice fosforescente che divenne molto popolare. L’invenzione venne poi comprata dalla U.S. Radium. Questo risultato venne utilizzato negli orologi da polso, cosicché brillassero nel buio. In questo modo, gli orologi divennero un popolare accessorio di moda. Il radio veniva anche commerciato come una miracolosa cura per malattie, vecchiaia, bruttezza e persino per allungare la vita, ma in realtà la accorciava. Le persone, perciò, al tempo, bevevano acqua con radio, utilizzavano cosmetici al radio e consumavano prodotti come burro, latte e dentifricio mescolati con piccole quantità di radio. Il radio veniva persino venduto nelle farmacie per ogni tipo di malessere. La U.S. Radium ricevette contratti dal governo per utilizzare il radio anche per produrre orologi luminosi e strumenti per areoplani per i soldati americani all’inizio della Prima guerra mondiale.
L’inizio della tragedia
Così si costruirono apposite fabbriche dedite a dipingere gli orologi con il radio, e per svolgere questo lavoro vennero reclutate centinaia di donne. Vennero scelte le donne per le loro mani piccole e agili. A partire dal 1916 questo lavoro divenne popolare anche perché, rispetto agli altri lavori assegnati all’epoca alle donne, questo era ben pagato e consentiva loro di ottenere una certa indipendenza economica. Inoltre offriva alle donne la percezione di essere elementi utili, se non indispensabili, nella guerra, dato che molti dei oggetti che producevano erano destinati a un uso militare. Ciò però che non sapevano è che si stavano lentamente avvelenando. La prima cosa che le dipendenti neoassunte chiedevano era: – “è pericoloso?” I dirigenti però le rassicuravano affermando che il radio avrebbe messo “rose nelle loro guance”. Poiché i quadranti che avrebbero dipinto erano molto piccoli, alle lavoratrici venne chiesto di utilizzare una tecnica chiamata “lip dip” che consisteva nel mettersi il pennello tra le labbra per appuntirlo. Venivano dipinti fino a 200 orologi al giorno, e le operaie così ingerivano costantemente piccole quantità di radio ad ogni turno di lavoro. Inoltre, molte donne approfittavano del radio e lo dipingevano sui loro vestiti, sulle unghie o sui denti ignare che il suo uso sarebbe stato deleterio per la loro salute.
Gli orribili sintomi del radio
Gli scienziati e anche Marie e Pierre erano a conoscenza dei danni del radio, ma anche dopo aver informato le compagnie che lo commerciavano queste insistettero che i benefici superavano i rischi e continuarono con la produzione. Le fabbriche fornivano persino grembiuli di piombo e pinze con punta d’avorio ai loro dipendenti maschi ma purtroppo alle donne, che dipingevano gli orologi, non venivano fornite le stesse protezioni e non veniva neanche detto loro del pericolo cui stavano andando incontro. A metà degli anni ’20 le donne iniziarono a sperimentare dei sintomi terrificanti, perché il radio aveva iniziato ad erodere le loro ossa. Una delle prime ragazze a subire danni fisici dalle radiazioni fu Amelia Mollie Maggia. Dopo aver avuto mal di denti andò dal dentista a farsi rimuovere un dente, e poco dopo fu necessario rimuoverne un altro. Questo portò a delle doloranti e sanguinanti ulcere che si sarebbero riempite di pus nel posto prima occupato dai denti estratti. In seguito la malattia si diffuse in tutto il corpo causandole dolori lancinanti e rendendola infine incapace di camminare. Nel maggio 1922 si sparse la voce che la sua intera mascella inferiore fosse diventata un unico grande ascesso. Quando il dentista provò a spingerla delicatamente, la mascella si staccò, semplicemente spingendola con le dita. Quattro mesi dopo Maggia morì, all’età di 24 anni, a causa di un’enorme emorragia. I dottori non collegarono però la sua morte al lavoro con il radio. Maggia non fu l’unica a sperimentare una morte così orribile. In altre dipendenti si verificarono la rottura delle ossa, la caduta dei denti, il collasso della spina dorsale, il cancro e dei tumori ossei che crescevano in tutto il corpo. Le ossa iniziarono ad emettere una strana luce che faceva brillare le donne dall’interno per questo vennero soprannominate “ragazze fantasma”.
La negligenza delle aziende
Anche dopo le morti di diverse ragazze le aziende come la U.S. Radium continuarono a negare il collegamento tra il lavoro in fabbrica con l’uso del radio e le morti delle lavoratrici, e definirono le accuse solo dicerie, pettegolezzi. Dopo la morte di un dipendente maschio, nel 1925, un patologo fu assunto per indagare sulle morti. Egli dimostrò che il radio si depositava sulle ossa ed era il responsabile delle morti. La U.S. Radium continuò comunque a negare il collegamento e fece di tutto per nascondere le innegabili prove mediche arrivando a pubblicare delle prove false e a incolpare le donne di mentire sul proprio stato di salute e sulle presunte morti “da radio” solo per ottenere assistenza finanziaria per le spese mediche. I lavoratori furono quindi costretti ad unirsi per lottare contro le ingiustizie subite. Ma le fabbriche rimasero ancora aperte e continuarono ad assumere persone esponendo soprattutto le donne a questo pericoloso lavoro.
La ribellione
Una donna di rilievo nel New Jersey che lottò contro la U.S. Radium fu Grace Fryer che, in prima persona, stava riscontrando i sintomi dell’avvelenamento da radio. Fryer cercò a lungo un avvocato ma molti rifiutarono o non credettero alle sue affermazioni. Diversi legali avevano paura di affrontare una potente azienda come la U.S. Radium finché, finalmente, nel 1927 Attorney Raymond Berry accettò il caso e 5 donne, inclusa Grace Fryer, diventarono il centro della lotta. Le loro storie andarono in prima pagina in tutto il paese. Purtroppo, però, alle ragazze venne data una prognosi di soli quattro mesi di vita a causa del loro avvelenamento. Con l’aiuto di Berry riuscirono ad ottenere $250.000 per i danni subiti e $600 di pagamento annuale, anche se, nessuna di queste donne, riuscì a vivere più di due anni. Tuttavia, le loro azioni legali aumentarono, nella gente dell’epoca, la consapevolezza sugli effetti dell’avvelenamento da radio. L’obiettivo di Fryer venne accolto da più lavoratori che si impegnarono nella lotta per la giustizia. E quando la notizia raggiunse l’Illinois, le lavoratrici iniziarono a preoccuparsi delle loro condizioni di lavoro. Fu allora che una dipendente, Catherine Wolfe Donohue, cercò di ottenere giustizia denunciando la compagnia per cui lavorava, la Radium Dial, che, come la U.S. Radium, insabbiava le inconfutabili prove del pericolo a cui si andava in contro lavorando col radio. Questa azienda era arrivata persino ad interferire con l’autopsia delle dipendenti ormai morte, rubando le loro ossa afflitte dal radio per nascondere la verità. Catherine aveva un grande tumore nel fianco, aveva perso i denti e poteva prendere i pezzi della sua mascella dalla bocca con le mani perché si sfaldava come si scioglie la neve al sole. Il suo caso andò in tribunale nel 1938 e fu costretta a dare la sua testimonianza nel suo letto di morte. Fortunatamente riuscì a vivere abbastanza per assistere alla vittoria del suo caso.
Il successo
Le radium girl,s con la loro lotta, ottennero finalmente un po’ di giustizia. Se non fosse stato per loro centinaia di lavoratori sarebbero stati in costante pericolo di vita, e potrebbero ancora esserlo oggi se non si fossero studiati gli effetti del radio sulle persone. Quando arrivò la Seconda guerra mondiale le radium girls ancora in vita divennero soggetti di ricerca dei medici preposti a studiare le ripercussioni dell’esposizione al radio. La produzione di orologi al radio continuò fino al 1968 con le giuste precauzioni per le lavoratrici. Grazie alla lotta di queste donne vennero introdotti nuovi standard di sicurezza nei posti di lavoro. Ma la storia delle radium girls non dovrebbe servire solo come un aneddoto storico sul sorgere dei diritti dei lavoratori ma anche come un ammonimento per le aziende e le corporazioni che danno più valore ai soldi che alle vite umane.