//Le nostre scelte per il futuro, il teorema di Fermat e… “L’infinito” di Leopardi.

Le nostre scelte per il futuro, il teorema di Fermat e… “L’infinito” di Leopardi.

di | 2020-03-02T11:58:36+01:00 2-3-2020 11:54|Alboscuole|0 Commenti
di Anna De Fusco – 5^B –
Frequentare la quinta superiore significa essere principalmente assorbiti da due cose: l’esame di maturità e la scelta da fare dopo la scuola.
La maggior parte dei ragazzi, o decide di entrare nel mondo del lavoro, trovandone uno, o valuta di proseguire gli studi superiori con un percorso universitario che rispecchi, o almeno dovrebbe rispecchiare appieno, gli interessi dello studente. È questo il messaggio che il prof. Alessio Russo, docente di Algebra 1 presso l’Università degli studi “Luigi Vanvitelli” di Caserta, ha voluto darci.
Sembra scontato dire che ognuno debba operare la scelta verso cui è più incline, ma non lo è affatto. Oggi si pensa che il lavoro futuro che ognuno di noi svolgerà sia dettato dalle richieste della società, che, sempre più selettiva, inabissa quelle che sono le passioni di ognuno. Dunque, per molti adolescenti che barcollano nell’insicurezza sulle proprie scelte future, ricevere un consiglio da qualcuno che frequenta già quel mondo che fra non molto ci spalancherà le porte, rappresenta un incoraggiamento non indifferente.
Nell’incontro di sabato 22 febbraio, il prof. Russo ha puntualizzato come la cultura non sia un prodotto, eppure lo diventa nel momento in cui la si adopera come pubblicità. Egli stesso, pur rappresentando l’Università, ci ha offerto un altro aspetto dello studio della matematica, non strettamente connesso al mondo universitario, ma legato al fascino che la disciplina in sé possiede.
Un esempio è la leggenda della scacchiera di Sissa Nassir, mago che, secondo la versione più accreditata dei fatti, dopo aver inventato la scacchiera per soddisfare la richiesta del re, si dice che abbia chiesto come ricompensa una quantità enorme di chicchi di riso. Precisamente Sissa chiese un granello di riso per la prima casella della scacchiera (20=1), due per la seconda (21=2), quattro per la terza (22=4) e così via, sempre raddoppiando, fino a completare tutte le caselle. Sissa, per la sua “esigua” richiesta, venne deriso dal re, fino a quando i contabili del regno gli dissero che nemmeno disponendo di tutto il riso del mondo avrebbero raggiunto la cifra chiesta dal giovane mago, pari a 264-1, ovvero 18.446.744.073.709.551.615 chicchi di riso. Questo numero è talmente grande che corrisponde a circa 100 miliardi di volte la distanza tra la Terra e il Sole.
Un altro esempio è “Il teorema che Fermat sbagliò”. Egli disse che tutti i numeri scritti nella forma  sono dei numeri primi, cioè numeri divisibili per 1 e per se stessi. Successivamente Eulero dimostrò che  è divisibile per 641. Questo teorema, essendo errato, non venne più considerato fino a quando, dopo secoli, apparve come soluzione di uno dei teoremi di Gauss.
È curioso come la matematica sveli i suoi segreti dopo anni ed anni, ed è ancora più curioso come tale disciplina sia strettamente connessa alla poesia quando si parla d’infinito. In letteratura è Leopardi l’autore per eccellenza che ha incarnato l’essenza dell’infinito tra i versi della sua più celebre poesia.  Egli ne sottolinea l’incommensurabilità attraverso le parole “interminati spazi, sovrumani silenzi”, mentre la matematica lo fa con i numeri.