//Le interviste impossibili: Intervista a Giuseppe Patrone, patriota sessano

Le interviste impossibili: Intervista a Giuseppe Patrone, patriota sessano

di | 2019-01-25T16:12:11+01:00 24-1-2019 23:06|Alboscuole|0 Commenti
di Perfetta, Palmese e Marotta (2B) GIUSEPPE PATRONE (★Sessa Aurunca 19/04/1910; † Parma 19/08/1944) Un giorno,un ragazzo di nome Daniel,mentre sfogliava un giornale, si soffermò su un articolo sul giorno della “Liberazione” e sul patriota Giuseppe Patrone e decise di incontrarlo. Questa è l’intervista che Daniel ci ha lasciato. Daniel: Caro signor Patrone ho letto su un articolo di giornale il suo nome e la sua incredibile storia ha suscitato la mia curiosità. Vorrei sapere di più su quanto le è accaduto. Patrone: Innanzitutto è un grande onore per me sapere che qualcuno sia interessato alla mia storia e sarò molto contento di raccontartela. Cosa vuoi che ti dica? Daniel: Mi parli un po’ di lei… Patrone: Partiamo dal principio. Sono nato a Sessa Aurunca il 19 aprile del 1910. Ho studiato in collegio, dall’età di 5 anni fino a 18. Ho avuto la fortuna di incontrare una donna splendida e, all’età di 30 anni, l’ho sposata e ho avuto uno splendido figlio da lei. Purtroppo la vita mi ha riservato un finale inaspettato.  Nel 1943 sono stato mandato a Parma per combattere durante la Seconda Guerra Mondiale ed è lì che ho trascorso gli ultimi anni della mia vita. Daniel: Continui … La sua storia è molto affascinante. Cosa le è successo? Patrone: Eravamo in servizio alle Carceri giudiziarie “San Francesco” di Parma; io e gli Agenti Capuano e Marchesano operavamo nelle file della Resistenza parmense. Durante la lotta di Liberazione ci prodigavamo nell’aiutare i detenuti politici sottoposti a trattamenti disumani. Fummo scoperti da una spia nazi-fascista infiltrata tra i detenuti e, di conseguenza, fummo arrestati e sottoposti a feroci sevizie. Il 19 agosto 1944, a sei giorni dall’arresto, all’alba fummo portati nel cortile del carcere e fucilati da un plotone di esecuzione composto dai nostri stessi colleghi, costretti dalle autorità della Repubblica Sociale Italiana. Un secondo plotone, denominato “Battaglione della Morte”, venne posizionato alle nostre spalle, pronto ad aprire il fuoco su di noi se non avessimo eseguito l’ordine. Gli ausiliari, infatti, si rifiutarono di sparare, tanto che intervenne il responsabile del servizio d’ordine all’interno del carcere per obbligarli a compiere l’odioso gesto. I momenti dell’esecuzione furono terribili: le mie ultime parole, rivolte ai miei colleghi costretti ad assistere all’esecuzione, furono: “Coraggio, dite a mio figlio che muoio per un’idea”. Daniel: Mi fa rattristare molto la sua storia. Mi creda, mi fa venire i brividi. Quello che lei insieme ai suoi colleghi ha fatto è stato straordinario:aiutare altri rifugiati per poi morire. Credo che lei debba essere ripagato almeno con qualche piccolo gesto. Se lo merita davvero;lei è un grande uomo! Patrone: Sì,il 10 0ttobre del 2008 io, Capuano e Marchesiano siamo stati insigniti con la “Medaglia D’Oro Al Merito Civile”. Daniel: Lei e gli altri uomini ve la siete meritata. Grazie di cuore per avermi raccontato questa pazzesca,meravigliosa e anche triste storia. È stato un piacere. Merita di essere ricordato come si deve. Patrone: Grazie a te Daniel. Sono contento che la mia storia ti sia piaciuta. Molte grazie per le bellissime parole che mi hai detto. Arrivederci.