di Maria Tea Santagiustina ed Eva Baker Classe 2^A . – Dopo il precedente articolo sulle libertà e diritti conquistati dalle donne negli anni ’20 negli Stati Uniti d’America ecco questo nostro articolo che, dopo un’accurata ricerca, ci permette di continuare la nostra analisi su quanto è successo al genere femminile durante gli anni 30’ e ’40. Si tratta di un periodo molto difficile, infatti, le donne dovettero riuscire a sopportare sia gli orrori che i numerosi sacrifici imposti durante il lungo periodo della guerra, trascorso appunto senza la presenza dei loro mariti. Dopo il secondo decennio del XX secolo si assistette alla nascita e all’affermazione di un nuovo tipo di donna più libera e autonoma, dedita al lavoro e fortemente interessata alla cura della propria immagine. Data questa nuova situazione, proprio in quel determinato periodo, incominciarono ad essere messe a dura prova le loro abilità di organizzare la casa. Per la mancanza del marito, spedito al fronte, poiché restate da sole, dovettero pienamente occuparsi dei loro figli anche se, nello stesso tempo, si poterono permettere qualche semplice momento di svago. La Grande Guerra fu una specie di spartiacque tra la vecchia e la nuova posizione della donna che dovette iniziare a sostituire l’uomo nelle attività lavorative. Questa nuova dinamica sociale prese piede e modificò tutti gli aspetti della vita femminile, cambiando totalmente il comportamento e le loro abitudini. In Italia il regime autoritario del Duce Benito Mussolini, per consolidare il totalitarismo, attraverso l’imposizione legale, favorì fino all’eccesso la situazione di anti-femminismo che comportò per la donna l’esclusione di qualsiasi divertimento al di fuori delle mura casalinghe. In quel periodo le opportunità occupazionali per le donne andarono drasticamente riducendosi e perdurarono sino allo scoppio del secondo conflitto bellico. Anche se tutto ciò precludeva la libertà di esercitare la propria indipendenza al genere femminile si deve aggiungere che ogni ragazza non riceveva nemmeno gli opportuni incoraggiamenti a proseguire gli studi. Solo dopo che gli uomini furono chiamati al fronte, e la conseguente vacanza dei posti, le donne poterono finalmente subentrare come lavoratrici. Di tutto ciò è rimasta la testimonianza vissuta da Tina Anselmi che commentò così quel periodo: “Durante il fascismo la donna poteva essere licenziata se si sposava o se rimaneva incinta, non aveva accesso a tutte le professioni, non aveva sviluppo di carriera, non aveva parità previdenziale, non aveva pari diritti all’interno della famiglia anche riguardo all’educazione dei figli”. Il patriarcato che era in vigore in tale periodo, purtroppo stabiliva che le donne e gli uomini fossero molto diversi tra di loro. Tale concezione aveva radicalizzato tale differenza in favore degli uomini a tal punto che anche le donne cominciarono a credere che fosse veramente così: ‘loro erano inferiori’. Quando, però, arrivò il momento di riprendere in mano la loro libertà e rivendicare la propria vita lavorativa non si sono tirate indietro. Con dure lotte e scontri culturali le donne sono riuscite a recuperare il terreno perso facendosi riconoscere le libertà e i diritti perduti e così dovremmo fare anche noi adesso ogni giorno della nostra vita.