Dal discorso del Presidente Mattarella del 4 Novembre
Il ruolo delle donne nella Grande Guerra.
«Prima di venire qui a Trieste sono andato a rendere omaggio ai Caduti raccolti nel Sacrario di Redipuglia.
In quel luogo, accanto alle centomila e più tombe di soldati italiani, uomini di ogni età e provenienza, ce n’è una, una sola, dove riposa il corpo di una donna.
É la tomba di Margherita Kaiser Parodi Orlando. Era una crocerossina, di famiglia borghese, partita per il fronte quando aveva appena 18 anni. Morì tre anni dopo, di spagnola, dopo aver assistito e curato centinaia di feriti.
Accanto al suo, ricordo un altro nome, quello di Maria Plozner Mentil, di umili origini, medaglia d’oro al valor militare, madre di quattro figli, uccisa da un cecchino nel 1916. Era una delle tante “portatrici” della Carnia, donne che, liberamente e coraggiosamente, raggiungevano le prime linee, per portare ai nostri soldati cibo, vestiario, munizioni.
Desidero citare un’altra donna: la regina di allora, Elena, che durante la guerra si prodigò come infermiera, ospitando nel palazzo del Quirinale un ospedale da campo, per ricoverare e curare feriti e mutilati.
Una borghese, una donna del popolo, la regina. Desidero ricordarle come rappresentative di tutte le donne italiane che lottarono al fronte o nelle fabbriche, che crebbero da sole i propri figli, che si prodigarono per cucire abiti, procurare cibo o assistere feriti e moribondi. Senza le donne quella vittoria non sarebbe stata possibile.
Le donne, gli anziani, i bambini, i disabili, combatterono un’altra guerra, meno cruenta forse, ma non per questo meno coraggiosa o meno carica di lutti e di sofferenze. E anche oggi, del resto, donne, anziani e bambini sono le vittime più fragili di ogni guerra e di ogni conflitto. La Grande Guerra non riguardò soltanto i soldati: distruzioni, patimenti e fame si abbatterono anche sulla popolazione civile, in particolare nelle zone del Veneto e del Friùli occupate dopo la ritirata di Caporetto».
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella Trieste, 4 Novembre 2018
Nel commento di uno storico discorso “grande” del Presidente Mattarella nel Centenario della Grande Guerra ci siamo soffermati al testo che riguarda il ruolo delle donne, dalla Crocerossina Margherita Kaiser Parodi Orlando, Infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana, morta a 21 anni per l’epidemia della Spagnola, che, unica, riposa nel Sacrario di Redipuglia, alla “portatrice” della Carnia Maria Plozner Mentil che raggiungeva i Soldati in trincea per portare cibo e abiti. La rivediamo icona delle madri e delle mogli dei Soldati partiti lontano, commossi nel vederla.
Il Presidente Mattarella con un omaggio rende onore alla Regina Elena, “donna del popolo” che si prodigò come infermiera, ospitando nel palazzo del Quirinale un ospedale da campo, per ricoverare e curare feriti e mutilati”. La Regina Elena, come riporta il CalendEsercito 2018 “trasformò il Palazzo del Quirinale nell’Ospedale Territoriale n. 1 della Croce Rossa Italiana, forte di 275 posti letto, 11 Ufficiali Medici e 25 Infermiere volontarie”.
Siamo onorati in condivisione di aver riconosciuto questo ruolo nella seconda strofa del componimento “Dignità di Pezze da piedi”, approdato con merito al Quirinale e che vogliamo riproporre, accanto alla foto storica concessa dallo Stato Maggiore dell’Esercito, riportata nel CalendEsercito 2018, che nella pagina “La Guerra al Femminile” valorizza il ruolo delle donne:
“Un lungo filo rosso” tinse una Croce Rossa
sulle pietre della Reggia sovrana del Quirinale
che nel dolore fu Ospedale Militare Territoriale
lasciando l’impronta nel Cortile d’Onore Italiano
dove sventola la Stella della Repubblica Italiana.
Il Comune di Canosa dopo la Grande Guerra nella toponomastica intitolò una strada, “VIA REGINA ELENA”, dove sono nato e cresciuto tra i ragazzi della vita di strada. Nelle metà del ‘900 si intendeva cancellarla, ma oggi, dopo questo messaggio del Presidente della Repubblica, questa strada, questa figura ha acquisito dignità umana, morale e storica ed educa.
Grazie Sig. Presidente per le parole che hanno suggellato le pietre della Piazza di Trieste e che parleranno anche ai posteri.