Le corporazioni delle arti e mestieri, o gilde, erano delle associazioni create a partire dal XII secolo in molte città europee per regolamentare e tutelare le attività degli appartenenti ad una stessa professione.
La parola “corporazione” venne in realtà usata per la prima volta nel Settecento da chi ne voleva l’abolizione. Quando esistevano erano chiamate métiers (“corpi di mestiere”) in Francia, guilds (“gilde”) in Inghilterra, Zünfte in Germania, gremios in Spagna, grémios in Portogallo, συντεχνία in Grecia. In Italia esse ebbero nomi diversi da regione a regione: arti in Toscana, fraglie in Veneto o scuola dell’arte in special modo a Venezia, paratici in Lombardia, gremi in Sardegna, società d’arti a Bologna, collegi a Perugia.
Spesso il nome ufficiale era in latino universitates o collegia. A dire il vero, non si tratta di un fenomeno propriamente medievale, nonostante i primi secoli della loro esistenza siano di solito i più studiati. In realtà, le prime tracce dell’esistenza di associazioni che riunissero coloro che esercitavano uno stesso mestiere, risalgono all’epoca romana, e più precisamente al I secolo La corporazione è quindi l’associazione tra tutti coloro che, in una determinata città, praticano lo stesso commercio o lo stesso mestiere; ovviamente non si riferisce ad apprendisti e salariati, i quali non avevano grande considerazione nell’organizzazione corporativa, ma solo ai padroni.
La corporazione è sottoposta al controllo dell’autorità cittadina, sia essa quella del comune o del principe; ma ha il compito di regolarizzare l’esercizio del traffico, del commercio o del mestiere. In altre parole nessuno, senza essere iscritto all’Arte, può essere autorizzato ad avviare e a portare avanti una propria attività. È la corporazione a stabilire, nella più completa autonomia, prezzi, salari e condizioni di lavoro, fino alla possibilità di negare il diritto di associazione e di sciopero a determinate categorie di manodopera.
Non tutte le corporazioni hanno eguale importanza; quelle che raggruppano lanaioli, mercanti, banchieri, giudici, notai (conosciute a Firenze come “Arti maggiori”) hanno maggior importanza rispetto a quelle dei mestieri artigianali ( chiamate “Arti minori”). In alcuni casi le corporazioni, soprattutto quella delle Arti maggiori, sono completamente integrate nell’organizzazione amministrativa del comune, tanto che, tra il XIII ed il XIV secolo, giungono a nominare direttamente i massimi magistrati cittadini; un risultato che afferma la supremazia dei mercanti più ricchi e degli uomini d’affari, sostenuti dalla maggioranza dei negozianti e artigiani, a danno sia dell’aristocrazia militare che del proletariato urbano. Successivamente, con la fine dell’età comunale le corporazioni proseguiranno nei secoli a venire, in Italia come nel resto d’Europa, a regolamentare la vita economica delle città.