“Education & Post-Democracy”, questo il titolo della prima conferenza internazionale della rivista “Scuola Democratica”, tenutasi presso l’Università degli Studi di Cagliari da giovedì 6 a sabato 8 giugno: l’evento ha riunito oltre 600 esperti di livello internazionale per riflettere sulle prospettive contemporanee e future del mondo dell’istruzione, oggi investito da grandi trasformazioni. Alla conferenza ha partecipato anche la prof.ssa Russo, dell’I.C. di Bovino-Panni-Castelluccio dei Sauri, in qualità di relatrice nell’ambito del panel B.18 intitolato Empowerable schools: Paths for innovation. Davvero moltissimi gli argomenti toccati e gli spunti di riflessione: per fare il punto, è utile seguire il filo di alcune parole chiave: INNOVAZIONE, INCLUSIONE, EDUCAZIONE E DEMOCRAZIA.
INNOVAZIONE: Tra i seminari proposti, molto interessante quello sulla metodologia del debate, curato da ricercatrici INDIRE. Il debate, una delle Idee del Movimento Avanguardie educative, è nato nel mondo anglosassone, ma affonda le radici nell’ars oratoria romana e nella disputatio medioevale; questa metodologia consiste in un dibattito, svolto con tempi e regole prestabiliti, nel quale due squadre (di solito composte ciascuna da tre studenti) sostengono e controbattono un’affermazione o un argomento (claim) assegnato dall’insegnante, ponendosi in un campo (PRO) o nell’altro (CONTRO). Una giuria, infine, giudicherà non chi ha ragione, ma chi ha saputo meglio argomentare la propria tesi. Il debate è un esercizio fondamentale di democrazia, che mette in campo competenze trasversali, allena il pensiero critico e sviluppa la consapevolezza dell’esistenza di più punti di vista legittimi su una questione, portando a rispettare le differenze.
INCLUSIONE: All’interno della sezione “Diversity, Inclusion and Integration” (B) ben tre panel sono stati dedicati al tema della qualità delle Piccole scuole, movimento che riunisce istituti scolastici situati nei territori geograficamente isolati e con un esiguo numero di studenti e del quale fa parte il nostro Istituto comprensivo. I numerosi interventi hanno affrontato tematiche di carattere metodologico, con grande attenzione al tema della didattica nelle pluriclassi, e hanno, inoltre, riguardato le buone pratiche delle Piccole scuole, che trovano nell’adesione alle reti (Avanguardie educative, Scuole all’aperto, Scuole senza zaino, lo stesso Movimento delle Piccole scuole) una strategia fondamentale per uscire dall’isolamento. Tra gli interventi, grande attenzione e interesse ha suscitato quello della prof.ssa Russo, in rappresentanza dell’I.C. Bovino-Panni-Castelluccio dei Sauri, dal titolo Environmental education and active citizienship in smaller schools to promote innovation and inclusion, nel quale sono state illustrate le fasi dell’inserimento dell’educazione ambientale nell’offerta formativa dell’I.C. Bovino (inserimento di traguardi nel Curricolo verticale e di Obiettivi specifici di educazione ambientale nelle Unità di apprendimento disciplinari, elaborazione di progetti d’Istituto finalizzati allo sviluppo delle competenze, elaborazione di rubriche valutative, realizzazione di corsi di formazione sull’Educazione ambientale per docenti, in collaborazione con Giornalisti nell’erba e Proteofaresapere). In seguito sono state illustrate le buone pratiche dell’Istituto, anche con documentazione fotografica: festa dell’albero, orto scolastico, raccolta degli oli esausti, segnalazione dei rischi ambientali alle autorità, giornalismo ambientale. Tra le ricadute positive delle attività di educazione ambientale ci sono la possibilità di lavorare sulle competenze trasversali, l’inclusione degli alunni attraverso la suddivisione dei compiti in base ad attitudini e livelli di apprendimento, l’apertura al territorio e l’orientamento nella scelta del percorso di studi.
EDUCAZIONE E DEMOCRAZIA Nella conferenza di chiusura, intitolata “Cosa fare per la qualità dell’educazione?” i relatori, O. Giancola (Univ. Sapienza Roma), C. Barone (Sciences Po Parigi), A.M. Ajello (INVALSI), M. Colombo (Univ. Cattolica Sacro Cuore, Milano), hanno tirato le somme.
Il punto di partenza sono stati i risultati delle prove OCSE-PISA relative all’Italia, che restituiscono l’immagine di una scuola sulla quale pesano sempre di più gli effetti del background sociale, sia sugli esiti scolastici, sia sulla scelta del percorso di studi. Non si riduce neppure il divario Nord -Sud. Se è vero che le differenze di genere si vanno riducendo nel percorso scolastico, esse ritornano pesantemente nella scelta del corso di laurea, con un ritardo delle donne nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics). In conclusione, se negli anni ’50 e ’60 la scuola contribuiva a ridurre le diseguaglianze sociali ed economiche e favoriva la mobilità sociale, oggi la scuola non assolve più a questo compito: il fatto che la scuola sostanzialmente rifletta e replichi le differenze sociali pone un importante interrogativo sulla qualità dell’istruzione e sulle politiche attuate, rappresentando una sfida per il futuro della scuola nel nostro Paese.
Redazione di Bovino