//L’avvocato assassinato

L’avvocato assassinato

di | 2022-02-07T22:28:04+01:00 7-2-2022 22:27|Alboscuole|0 Commenti
Era un nuovo giorno e l’avvocato Giuseppe Rossi si alzò di soprassalto. Erano le 8.45: tardissimo! L’avvocato si vestì; non aveva neanche il tempo di fare colazione dato che doveva essere in tribunale per le 9:00, per una causa che, come al solito, non aveva studiato e di cui non ricordava nulla. Salì in macchina e si diresse verso il tribunale. Finita la causa, l’avvocato Giuseppe Rossi uscì dal tribunale tranquillamente, anche se aveva perso facendo condannare un altro innocente, Giovanni Bianchi, a 10 anni di prigione. A quel punto fu assalito da Marco Bianchi, il figlio del povero malcapitato, che gli disse: – AVVOCATO! Non ti sei preparato per niente per questa causa, l’hai presa troppo alla leggera! Hai condannato mio padre, un innocente, a DIECI anni di prigione! – L’avvocato arretrò, temendo di essere picchiato, però gli rispose comunque: – Lurido villano! Come osi parlare così ad un avvocato? Sono di un rango molto superiore al tuo! Tornatene da dove sei venuto, PLEBEO! – Marco Bianchi, arrabbiatissimo, corse via mentre l’avvocato, soddisfatto, se ne andò in studio. Appena entrato, gli corse incontro il suo assistente Luigi Crescenzi, dicendogli: – Scusi il disturbo avvocato, ma mi sono veramente stancato di lavorare con lei ed essere sottopagato! Desidererei un aumento, altrimenti sarò costretto a lasciare lo studio! – L’avvocato irritato gli rispose: – Senti, ho avuto una giornata difficile, quindi chiudi quella boccaccia e torna SUBITO a lavorare! Comunque l’aumento toglitelo da quella testa vuota! – A quel punto Luigi uscì arrabbiatissimo dallo studio, sbattendo la porta alle sue spalle. Finita la giornata di lavoro l’avvocato, esausto, salì in macchina e ritornò a casa. Appena entrato sentì le urla di Antonella De Lucia, la sua quasi ex moglie (dato che cercavano di divorziare) che diceva: – Giuseppe! Sei ancora qui! Ieri ti sei preparato le valige per un motivo! SMAMMA! – L’avvocato, ancora più arrabbiato di prima urlò: – Ma chiudi quella boccaccia! Se pensi che ad andarmene sia io, hai capito male! MALISSIMO! – Il giorno dopo Luigi, l’assistente, entrò nello studio verso le 11:15. E fu lì che trovò l’avvocato steso per terra, senza vita. Luigi era da un lato felice perché voleva prendere il posto di Giuseppe, ma si trattava comunque di un omicidio… Quindi, senza perder tempo, prese il cellulare e chiamò l’investigatore Zenigata, il più conosciuto e sorprendente investigatore della cittadina. Zenigata arrivò dopo appena 2 minuti dalla chiamata. Ringraziò Luigi per averlo avvertito e lo mandò via. L’investigatore si mise i guanti e si avvicinò al cadavere. Notò che l’avvocato era steso per terra a pancia in giù, con un taglio netto in mezzo alle scapole. Zenigata capì subito che il delitto non era premeditato, dato che l’arma del delitto era un tagliacarte, lasciato dall’omicida vicino al cadavere. Se il delitto fosse stato premeditato, l’assassino avrebbe utilizzato un’arma più appropriata che non avrebbe poi abbandonato sulla scena del crimine.  Zenigata chiamò la scientifica che, dopo una serie di analisi, affermò che il delitto era stato commesso alle ore 9:00, il 17/12/2089. I sospetti caddero, inizialmente, proprio sul Crescenzi, quindi Zenigata verificò se Luigi avesse un alibi. Ed effettivamente un alibi l’aveva: all’ora del delitto stava parlando di come veniva trattato male, con altri associati dello studio. Allora i sospetti caddero su Antonella De Lucia: infatti i due coniugi, il giorno prima, avevano litigato furiosamente. Quindi Zenigata chiamò Antonella per farle qualche domanda. Si diedero appuntamento per le 16:30 al bar “Sette Bello”. Zenigata arrivò lì alle 16:30 in punto, ma la possibile omicida arrivò alle 16:50, facendo spazientire l’investigatore. Appena Antonella si sedette al tavolo l’investigatore disse: – Alla buon’ora! – Antonella rispose: – Ho avuto un contrattempo… – Zenigata continuò: – Ad ogni modo, andiamo subito al dunque: lei dov’era alle 9:00 del 17/12/2089? – Antonella agitatissima rispose: – No, no, no! Non sono stata io ad uccidere Giuseppe Rossi! Lasciatemi stare! Lo giuro, non essere stata io! Eh, mi scusi, non SONO stata io. Quando sono un po’ agitata non riesco a parlare bene. – L’investigatore, con tono indifferente, disse: – Signora, stia calma per favore, e risponda alla domanda. DOV’ERA ALLE ORE 9:00 DEL 17/12/2089? – Antonella, più calma, rispose: – Ok… Ero a casa mia, stesa sul divano, a guardare una serie TV: “La Signora in Giallo”. Può controllare le telecamere che abbiamo in casa – Zenigata la mandò via, ma poco sicuro della testimonianza di Antonella, andò a casa dell’ex moglie della vittima e controllò le telecamere. Effettivamente all’ora del delitto Antonella era in casa a guardare la TV. Allora Zenigata, senza arrendersi, tornò sulla scena del crimine e lì trovò un particolare di cui non si era accorto prima: un accendino. Capì subito che quell’accendino apparteneva a Marco Bianchi, perché era l’unico conoscente dell’avvocato che fumasse. Come prova definitiva analizzò le impronte digitali del tagliacarte, ma la stanza era troppo umida, le impronte digitali erano andate perse. Quindi analizzò il computer dell’avvocato, dove trovò email e messaggi WhatsApp anonimi, in cui c’erano critiche e minacce di morte. Zenigata portò il computer alla stazione di polizia, dove capirono che i messaggi provenivano dal computer di Marco Bianchi. 0Quindi l’ispettore ipotizzò che Marco, il 17/12/2089, avesse chiesto un incontro con l’avvocato e che, durante il colloquio, Marco avesse perso la testa uccidendolo. La prova del nove era dunque l’agenda dell’avvocato. L’ispettore, tornò precipitosamente nello studio, analizzò l’agenda dell’avvocato e trovò l’appuntamento con Marco Bianchi alle 08.30: BINGO!!! Zenigata chiamò subito una pattuglia di polizia che fece arrestare Marco Bianchi. LUCA BIANCO – 2^F