di D’Ettole P, Di Corato G., Fortunato N., Lorusso G., Tucci N., Zippo N., 1^F
Nell’antica città di Andria transitava l’antico fiume Aveldium , così come riportato anche nell’antica Tabula Peutingeriana, ovvero l’antica carta che rappresentava tutte le vie dell’impero romano.
Da questa Tabula, si nota che le due estremità dell’antica Barletta vedevano sfociare ben due distinti fiumi: il primo, rivolto a nord, era l’Aufidus (l’Ofanto) ed il secondo l’antico fiume oramai in parte andato perduto, sostanzialmente confluito in quello che oggi chiamiamo canalone Ciappetta – Camaggio.
“Abbash a ciappett” è solo uno dei più noti termini utilizzati dagli andriesi per indicare quella porzione di città un tempo bagnata dal fiume, oggi canalone che si riempie solo in casi eccezionali. Un interramento ben noto anche ai residenti del quartiere Fornaci, dove, evidentemente, gli antichi fornaciai usufruivano un tempo dell’acqua che vi transitava accanto.
Dell’interramento di questo antico fiume esiste anche un’iscrizione ancora oggi visibile in via Annunziata.
La porta detta “della Barra” si apriva al termine della via e nei pressi della piazza omonima, molto vicino al centro dell’alveo della lama che tocca la città e da cui partiva la strada che portava a Minervino.
Probabilmente questa porta è stata aperta per sostituire la Porta Santa che fu chiusa per la costruzione di una chiesa. Inoltre, Porta la Barra è l’unica della quale conserviamo la documentazione più antica: infatti è stata raffigurata nella Tavola del Redentore, prezioso tesoro pittorico che inizialmente doveva ornare l’altare di San Riccardo. In questa Tavola, la porta è inserita in una torre merlata.