La mente umana e i meccanismi che la regolano sono molto complessi e sebbene la psicologia abbia fatto enormi passi avanti nell’identificazione di nuovi disturbi ed emozioni, restano ancora numerosissimi i misteri che coinvolgono la nostra psiche.
Una delle emozioni che da sempre riesce a far molto parlare di sè, un po’ per la moltitudine dei sintomi con cui si manifesta, un po’ per il proficuo business farmaceutico che vi ruota intorno, è senza dubbio l’ansia.
Esistono almeno quattro macro-categorie nelle quali possiamo classificare le diverse sfaccettature di questa controversa emozione, in relazione al tipo paura che innesca nel nostro organismo.
Al primo gruppo appartengono le paure catastrofiche, identificabili con quel senso di vuoto che ci pervade lo stomaco e quel groppo che ci si annoda alla gola al pensiero che qualcosa di terribile e inevitabile stia per accadere. Oltre all’ansia da separazione, l’irrazionale malessere che prende il sopravvento al solo pensiero di allontanarsi da un genitore o una figura di riferimento, trovano spazio nella categoria anche le fobie specifiche, una paura persistente ed eccessiva che si manifesta davanti a determinati stimoli o fenomeni che non rappresentano in realtà alcuna minaccia effettiva, come l’aracnofobia, la paura dei ragni, o la musofobia, quella dei topi.
Alla seconda categoria appartiene invece l’ansia sociale, la più comune forma in cui il disturbo si manifesta.
Caratteristica di questa sfumatura dell’ansia è la sensazione di essere costantemente osservati e giudicati, dettata forse da una sorta di insicurezza radicata nel nostro io più profondo o ereditata dal mondo esterno, frutto di esperienze passate.
Temiamo di deludere le aspettative che qualcuno -o noi stessi- ha costruito su di noi ed è proprio questa specie di fobia nei confronti del fallimento, spesso, a costringerci all’auto sabotaggio: la paura di sbagliare diventa il nostro più grande alleato sulla strada verso la disfatta.
Una possibile reazione a questo tipo di ansia o angoscia è il mutismo selettivo: chi ne soffre sceglie di rispondere col silenzio al turbine di emozioni negative che gli scombussolano la mente e lo stomaco.
Il terzo gruppo di ansie è caratterizzato dalla paura di perdere il controllo e comprende gli attacchi di panico, dei brutti scherzi giocatici dal nostro sistema nervoso, e l’agorafobia, la paura degli spazi aperti o delle folle molto numerose.
Nell’ultima categoria rientrano invece i disturbi d’ansia generalizzati e i disturbi ossessivo compulsivi, accomunati dalla paura dell’incertezza.
Un soggetto che soffre di DOC è continuamente perseguitato da pensieri intrusivi che non riesce a contrastare e che lo forzano a scatenare una reazione.
Al pensiero che la polvere è spesso causa di allergie, per esempio, potrebbe corrispondere, per chi soffre di tale disturbo, la tendenza a tirare ripetutamente a lucido la propria casa in maniera ossessiva per scongiurare il problema. Spesso il paziente è consapevole di fare pensieri o svolgere azioni che sfiorano il limite del razionale ed è portato a contrastare tale condizione cercando di tenere a freno gli impulsi del proprio cervello. Questa forma di resistenza, però, non fa altro che aggravare i sintomi attraverso i quali il disordine si manifesta.
Il disturbo d’ansia generalizzato, invece, è definito tale in quanto può essere generato da una moltitudine di fattori differenti. Il soggetto trascorre la maggior parte del suo tempo a riflettere e preoccuparsi di problemi che probabilmente non si verificheranno mai. Spesso chi soffre di questo tipo di disturbo tende a considerarlo una caratteristica della propria personalità, piuttosto che un vero e proprio disordine.
È bene tenere a mente, però, che provare ansia di tanto in tanto è un sentimento assolutamente normale, che si configura come una malattia o un disturbo soltanto quando costituisce un limite e ci impossibilita nello svolgimento di azioni del tutto normali.
Come affermava il filosofo danese Søren Kierkegaard, l’angoscia è la vertigine della libertà, la prova delle infinite possibilità dell’esistenza umana.
L’ansia è la naturale reazione di fronte alla libertà di scegliere tra infinite opzioni quella che fungerà da calco per la nostra vita futura; non è pertanto un sentimento da combattere, ma la prova palpabile che stiamo vivendo.
Responsabile della nostra ansia è l’amigdala, un agglomerato di nuclei nervosi situato nel nostro cervello, responsabile della risposta emotiva alle continue sollecitazioni del mondo esterno. Spesso è proprio grazie all’ansia che riusciamo a cavarcela nelle situazioni più complesse, in quanto la preoccupazione che proviamo davanti ad un pericolo o ad un problema ci motiva nella ricerca di soluzioni alternative.
È quindi importante imparare come trarre vantaggio dalle nostre ansie, trasformandole in energia positiva da investire nella nostra realizzazione personale e nel raggiungimento dei nostri obbiettivi, ma è allo stesso tempo fondamentale non restare ciechi di fronte a un problema non appena questo si manifesta ed essere in grado di chiedere aiuto per tentarle di arginarlo tempestivamente.
Solo così impediremo all’ansia di chiudere le porte in faccia alla nostra felicità.