Noi giovani siamo tutti sulla stessa barca, che sta attraversando un tragitto in un mare in tempesta,
probabilmente perderemo qualche pezzo e ci rimarrà qualche cicatrice indelebile nel tempo, ma la riva si
farà pian piano più vicina.
Arrivati alla terraferma, dovremo imparare a camminare sulle nostre gambe e, sempre con fatica, ci
avvicineremo all’età adulta.
Nell’ultimo periodo, mi è capitato di sentirmi dire tante di quelle volte, che ormai ne ho perso il conto, la
frase: “Sei cambiata tantissimo”. Non c’è una fascia di età precisa per indicare l’inizio e la fine dell’adolescenza e il mio viaggio verso l’età adulta è iniziato quando i miei genitori hanno fatto lo sbaglio di regalarmi un telefono in quarta elementare. Non possederlo era un sacrilegio per i miei compagni di classe, io non volevo più sentirmi sola e l’unico modo per entrare a far parte in quella sorta di gruppo, che volevano sentirsi grandi, era usare il telefono.
Chiederlo come regalo di Natale al posto di bambole e peluche non ha risolto il problema. Continuarono ad ignorarmi, volevo far sentire la mia voce, ma per gli altri non meritava di essere sentita così divenne un sussurro, che lentamente si attenuò e le mie maestre mi soprannominarono “il fantasma della classe”.
Trovai rifugio nel cibo, nei libri, nella musica, nello stare ore a studiare e al telefono. Erano i miei posti
sicuri, come delle cuffie isolanti dai pensieri di essere sbagliata. Ma la necessità di cambiare aveva
sovrastato le altre voci nella mia testa e con l’iscrizione ai social quest’idea si consolidò, perché sono
l’immagine della perfezione, del conformismo.
Cambiai modo di vestire, taglio di capelli e cambiai tutto quello per cui ero stata giudicata ed esclusa con lo scopo di ricevere l’approvazione degli altri.
Il tempo passava e con il suo scorrere cambiò il mio corpo ma le persone a cui volevo bene e da cui volevo essere accettata incominciarono a farmi notare il fatto di essere più in carne rispetto al canone che avrei dovuto seguire. Nella mia mente il cibo si collegò a qualcosa di proibito e da fare di nascosto.
E proprio in questo periodo che da bambina solare, quale ero, incominciai a crescere e a chiedermi chi
fossi. Nonostante questa domanda sia parte dei miei pensieri quotidiani, non ho ancora trovato una
risposta.
La verità è che ogni giorno sono una persona diversa. A volte non mi sento al passo con i miei coetanei che già possiedono queste risposte, ma il mio percorso è diverso dal loro e non ho fretta perché voglio vivere a pieno le mie giornate senza fiato sul collo per non pentirmene in futuro.
Il mio percorso verso l’età adulta non è ancora finito, bensì è appena iniziato e ho preso consapevolezza
che diversità non è uguale a imperfetto o meno valido. Tutto quello che consideriamo imperfezioni ci
rendono unici e ci differenziano da queste menti contorte.
Essere diversi significa essere incontaminati e capaci di pensare con la propria testa, ma chi lo capisce lo fa troppo tardi e quando già si è distrutto.