//La voracità del tempo

La voracità del tempo

di Redazione – Il tempo una delle sette grandezze fondamentali del Sistema Internazionale di Misura. Una grandezza che però è relativa, come sosteneva Einstein nella sua teoria della relatività, è immisurabile in numeri. Il tempo si conta in attimi, attimi contraddistinti da un’emozione provata, da ciò che stiamo facendo in quel momento, un qualcosa che ci ha segnato e rimarrà congelato nella nostra mente, così come nel tempo. La concezione del tempo è cambiata nei secoli. Se si pensa ai nostri antenati o, addirittura, alle prime civiltà, le loro attività erano scandite dall’alternarsi del sorgere del sole e dallo spuntare della luna, da cambiamento del colore del cielo. La vita di allora era quindi molto più lenta, flemmatica; tutti erano molto più sereni e incoscienti. Oggi, al contrario, ci facciamo travolgere da questa vita frenetica. Abbiamo “i minuti contati”, ci svegliamo con il suono di una sveglia e continuiamo la giornata con un orologio permanentemente al polso, di cui non riusciamo a farne a meno e che lo consultiamo in continuazione. La gente oggi, impegna a pieno il suo tempo, svolge mille attività per paura di annoiarsi, abbandonando quelli che sono i veri impegni morali, attribuendo alla mancanza di tempo la causa di tutto ciò. Pochi sono oggi quelli che hanno tempo di fare visita ai loro nonni, di regalare un sorriso o un pizzico di felicità, di abbandonarsi alla lettura di un libro, di ascoltare il nuovo album del loro cantante preferito, di soffermarsi a guardare un tramonto, di riflettere su sé stessi, o addirittura sognare. Proprio come erano dal greco Kronos, ossia tempo, figlio di Urano e Gea secondo la mitologia greca, divorava i suoi figli per paura di essere sottomesso da loro; così il tempo ci sbrana, ci divora, ci consuma, esso è tiranno con noi. Un attimo fa eravamo bambini, ed ora siamo cresciuti, adesso eravamo al mare, ora gli alberi perdono le foglie. Nel pensare a tutto questo, un po’ di nostalgia travolgerà noi tutti. Si dovrà allora andare a recuperare vecchi ricordi, foto, oggetti che ci fanno star bene e perdersi in questi per rivivere profonde emozioni. Ma la vera e unica cosa che possiamo fare per ribellarci al padre tiranno, è seguire la regola del latino Orazio: “Carpe Diem”. Per sfuggire bisogna cogliere l’attimo, godersi tutto a pieni polmoni, fare tutto ciò che ci passa per la testa senza pensare troppo alle conseguenze, andare in fondo alle cose, viverle fino alla fine. In sintesi, bisogna “non rimandare a domani ciò che si può fare oggi”, vivere senza rimpianti, come se fosse sempre il nostro ultimo giorno. Perché la vita non è: né passato né futuro, ma sta nel presente, nell’oggi, ora, in questo istante. Un istante unico che non tornerà mai più.

giornale d’istituto dell’istituto Fermi di Canosa di Puglia