Durante la processione delle Varette, il Venerdì Santo a Barcellona Pozzo di Gotto percorrono le strade un gruppo di bambine che precedono la vara con la Croce e i Simboli della Passione di Cristo: il martello, i chiodi, il flagello, la corona di spine, il calice, l’eucarestia…). Sono le “Veroniche bambine”, che portano in processione a Pozzo di Gotto la copia delle reliquie che da secoli attirano l’attenzione sia dei fedeli che degli scienziati: la Sindone (Il sudario) e il “Mandylion” (in siriaco fazzoletto), conosciuto come il “Velo della Veronica” o “Sacro Volto”. Scritti apocrifi fanno coincidere la donna che deterse il Volto di Cristo durante la salita al monte Calvario con Berenice, l’emorroissa guarita da Gesù, il cui nome venne poi latinizzato in Veronica (Vera Icona). La donna, in un gesto pietoso, si tolse il velo che portava sul capo e tamponò il volto del Cristo sporco di sudore e sangue. Il Volto rimase impresso nel Velo, che fu custodito prima da Santa Veronica ed è tutt’oggi venerato come reliquia nella Basilica di San Pietro a Roma.
Le bambine, dunque, nel corso della processione indossano le vesti della Veronica portando un abito monacale e un cordone al quale sono agganciati un fazzoletto bianco e un rosario, al collo una croce di legno, in testa un velo bianco coperto da pizzo nero e sopra una corona di vimini intrecciata che richiama la corona di spine. Il tutto è custodito nel Duomo di S. Maria Assunta ed è la signora Maria Gloria Isgrò, l’attuale custode della tradizione, che prepara le bambine con accuratezza e devozione.
La signora Maria Gloria ha accettato di essere intervistata e di far conoscere, attraverso le sue risposte, la storia e il significato delle “Veroniche bambine” anche a chi, durante la processione del Venerdì Santo, ne ha sempre ammirato la presenza silenziosa e impeccabile davanti alla Vara della Passione ma ne sconosce l’origine e la simbologia.
Da quanto svolge questo compito, signora Maria Gloria?
Svolgo questo compito da più di vent’anni e l’ho ricevuto dalla mia catechista che, indietro nel tempo, lo aveva ricevuto a sua volta da chi lo ricopriva prima di lei.
Le Veroniche sono sempre state impersonate da bambine, che lei sappia?
Da quello che mi è stato raccontato, probabilmente all’inizio erano le donne adulte a indossare le vesti della Veronica e solo in un secondo momento questo compito venne affidato alle bambine della catechesi, perché in questa fase di studio si affronta l’aspetto spirituale dell’amore Divino in tutte le sue forme.
Chi è Veronica nella tradizione e quali devono essere le qualità interiori per poter seguire il suo insegnamento?
Sicuramente la figura di Veronica è molto simbolica, rappresenta l’aiuto disinteressato e spontaneo, e proprio per questo Veronica deve essere dentro ognuno di noi e guidare ogni slancio verso un gesto di pietà, sempre importante. Inoltre, se riflettiamo bene, Veronica era una donna. A quei tempi non valeva niente, eppure non esita a scoprirsi il capo e a soccorrere, con un piccolo gesto, Gesù sofferente. Questo è molto significativo e deve indurci a pensare quanto il bene debba sgorgare spontaneo dal cuore, incurante delle eventuali conseguenze e finalizzato solo ad alleviare il dolore del prossimo.
È stata una storia affascinante e, concluso il suo racconto, la signora Maria Gloria mi saluta con un sorriso, quello vero di una persona che ama e che è Veronica nella vita, affermando che, finché ne avrà la forza, porterà avanti questa tradizione, sperando che al momento giusto qualcuno dopo di lei la continui, affinché Veronica non venga mai dimenticata e le piccole “Veroniche bambine” seguitino a partecipare numerose ad un momento profondamente religioso come quello rappresentato dalla processione del Venerdì Santo a Barcellona Pozzo di Gotto.
Samuele Calderone