di Raffaele Vallone. – Cari lettori Vi sottopongo una notizia davvero sconvolgente! Episodi di malcostume sono successi proprio qui a Venezia dove: Musei, monumenti, piazze e luoghi con presenze artistiche uniche di palazzi rinascimentali e gotici, che rievocano storia e cultura di rilevanza di primo piano, la collocano ai primi posti delle Città d’Arte più visitate al mondo. Pochissimi giorni fa si è registrata una segnalazione di notevole degrado, infatti un cartello è stato posto da alcuni esercenti in Campo San Canzian i quali, stanchi di ciò che avviene, e dopo numerose segnalazioni senza risultati, hanno deciso di agire materialmente poiché ciò turba profondamente le loro coscienze in quanto è causato da un senso civico completamente assente a coloro i quali, senza remore, con il loro comportamento deturpano un antico monumento. I negozianti del luogo, appunto con tale cartello, hanno voluto segnalare il mancato rispetto verso la vera di pozzo del 500 di quel luogo. Questo monumento, che insieme a tutte le altre “vere di pozzo” ancora presenti in altri luoghi pubblici e privati della Città rappresentano una testimonianza silenziosa della storia veneziana, è stata ed è costantemente vittima di quest’uso alquanto inappropriato da parte di consumatori di cicchetti, spritz e fumatori che la utilizzano come tavolino lasciando i resti del loro consumo. Forse non tutti sanno che le ‘vere di pozzo’ segnalavano che al di sotto di esse c’era un pozzo che un tempo permetteva il rifornimento di acqua potabile alla popolazione. Le costruzioni dei pozzi a Venezia erano molto dispendiose sia come realizzazione delle strutture murarie che per le ingenti risorse finanziarie, infatti spesso erano i nobili che si impegnavano nella loro realizzazione per donarle alla città per portare lustro alla propria famiglia. Le antiche origini dei pozzi a Venezia risalgono al 1300 quando il Maggior Consiglio decise di dare luogo alla costruzione di 50 pozzi. Dopo soltanto pochi anni venne costituita la ‘Corporazione degli Acquaioli’ la quale, per fornire la città di acqua potabile, si occupava del suo trasporto che avveniva per mezzo di grandi barche a fondo piatto. A questo organo amministrativo ben presto si aggiunsero 3 Magistrati: “I Provveditori di Comune” che dovevano sorvegliare i lavori di costruzione e manutenzione dei pozzi; “Il Magistrato delle Acque” che doveva sorvegliare il canale artificiale del fiume Brenta per attingere acqua in caso di necessità; “Il Magistrato alla Sanità” che garantiva l’aspetto sanitario e la sorveglianza dei pozzi perché non era permesso il prelievo continuo dell’acqua ma soltanto 2 volte al giorno e cioè al mattino e alla sera, quando suonava la ‘campagna dei pozzi’. I pozzi dopo essere stati costruiti venivano chiusi con la vera da pozzo che era l’elemento terminale in pietra per proteggerne l’apertura. Con il trascorrere del tempo essa acquistò diverse forme d’arte elaborate quali: cubica, poligonale, circolare, e in più, il pozzo venne arricchito con altri elementi marmorei e in ferro, attraverso i quali si poneva la carrucola, per inserire la corda e il secchio per il prelievo dell’acqua. Secondo fonti storiche la realizzazione delle vere di pozzo proseguirono anche nei secoli successivi tanto che nella metà del 19° Secolo l’Ufficio Tecnico Comunale annoverava 6046 pozzi privati e 180 pubblici. Dopo che fu completato l’acquedotto pubblico i vecchi pozzi furono chiusi con strutture in cemento o di ferro.