//La Tratta atlantica

La Tratta atlantica

di | 2021-01-23T21:49:08+01:00 23-1-2021 21:49|Alboscuole|0 Commenti
Era il 1619 quando venti africani sbarcarono a Jamestown, in Virginia, dopo aver attraversato l’oceano Atlantico su un’imbarcazione olandese. I venti, precedentemente asserviti agli spagnoli, erano stati vinti durante una battaglia navale tra le due potenze europee e sarebbero stati scambiati in America con cibo e provviste. Questo fu il principio di quel traffico di uomini e donne africani noto come tratta Atlantica o tratta Triangolare. Per comprendere meglio i retroscena di questo terribile commercio di esseri umani che si svolse tra il XVI e il XIX secolo, abbiamo contattato la professoressa Bianca Maria Carcangiu, docente di Storia e istituzioni dell’Africa all’università di Cagliari e fondatrice di  Africa , centro di Studi africani in Sardegna. Gli schiavi venivano rimossi dalle loro società di origine. Una parte di questi veniva usata per il lavoro agricolo, generalmente erano considerati membri del gruppo sociale di cui faceva parte il loro padrone, però difficilmente potevano sfuggire al marchio della schiavitù. Tuttavia, nei grandi regni dell’Africa occidentale, col tempo, i loro discendenti e loro stessi diventavano membri del gruppo sociale a tutti gli effetti. Alcuni schiavi potevano diventare tali quando offerti come pegno per pagare dei debiti contratti fra villaggi o per sanare delle offese rivolte ai capi del villaggio. La loro importanza era dovuta al fatto che costituivano delle risorse per la produzione di merci da esportare, e perciò erano un importante sostegno allo sviluppo del commercio: “Raramente venivano vendute persone che facevano parte di una stessa società, fatta eccezione per i criminali veramente indesiderati e per coloro che venivano considerati fuori casta” sottolinea la fondatrice di Affrica. Con il termine di “Tratta atlantica” degli schiavi africani (o Tratta atlantica) si indica il commercio di schiavi di origine africana attraverso l’Oceano Atlantico fra il XVI e il XIX secolo. Gli schiavi erano venduti dagli Stati africani ai mercanti dell’Europa occidentale e deportati da questi ultimi nel Continente americano, dove erano impiegati soprattutto nelle piantagioni di prodotti destinati al mercato europeo. La pratica di deportare schiavi africani verso le Americhe fu un elemento fondamentale della nascita e dello sviluppo delle colonie europee del Sud e Centro-America prima e del Nord-America poi. Oltre alla tratta atlantica, vi furono una “tratta africana” e una “tratta orientale”. A causa della tratta e delle sue conseguenze morirono da due a quattro milioni di africani; molti afroamericani e africani chiamano questo fatto black holocaust (olocausto africano) o si riferiscono alla tratta con il termine “maafa” (in lingua swahili: “disastro” o “avvenimento terribile”, “grande tragedia”). La tratta venne abolita dal Regno Unito nel 1807 e dagli Stati Uniti nel 1808. Nel corso del XVI secolo e del XVII secolo le potenze coloniali europee iniziarono a creare insediamenti in America su vasta scala. Gran parte dei vantaggi economici erano legati alla creazione di piantagioni (per esempio di canna da zucchero, di caffè e di cacao); con la penetrazione verso l’interno del Continente, a questa si aggiunse la prospettiva di ricavare dalle colonie anche risorse minerarie. In entrambi i casi si richiedeva l’uso di grandi quantità di manodopera. Inizialmente gli europei tentarono di far lavorare come schiavi gli indigeni americani (addirittura già da parte di Cristoforo Colombo) ma questa pratica venne abbandonata, in parte a causa dell’alta mortalità delle popolazioni native dovuta a malattie, come il vaiolo e il tifo, importate dai conquistatori europei. Nelle colonie spagnole, inoltre, dal 1512 la legislazione tutelava dalla schiavitù i nativi americani. Nello stesso periodo, gli europei entrarono in contatto con la pratica africana di far schiavi i prigionieri di guerra e con la consolidata rete della tratta araba degli schiavi attraverso il Sahara. Il Regno del Congo e gli Stati africani che si affacciavano sul Golfo di Guinea vendevano questi schiavi agli europei che a loro volta li deportavano nelle colonie americane, dando inizio attraverso l’Oceano Atlantico al più grande commercio marittimo di schiavi della storia e dando origine nelle Americhe a un’economia di piantagione basata sullo schiavismo, dai Caraibi fino agli Stati Uniti meridionali.
L. La Porta – N. Dirodi 2^H