Il cuore che batte, l’adrenalina che aumenta, l’ansia che sale…
Sono questi i meccanismi che si attivano dentro di noi nel momento in cui stiamo per fare qualcosa che non dovremmo, quando infrangiamo una regola impostaci da una qualsiasi figura della quale vogliamo sminuire l’autorità. Ci fa sentire potenti e lontani da qualsiasi forma di sottomissione o condizionamento esterno. Ci fa sentire invincibili, come se avessimo il pieno controllo della nostra vita e delle nostre azioni.
Che la tendenza ad oltrepassare i limiti che ci vengono imposti sia connaturata nell’indole umana o frutto di una società spesso tanto ingiusta quanto egoista, è un dato di fatto che infrangere le regole sia diventata al giorno d’oggi una vera e propria moda.
Sin dai tempi di Adamo ed Eva, l’uomo si è sempre sentito attratto da ciò che gli veniva negato.
Da bambini i nostri genitori iniziano, per la prima volta, a delineare i confini delle nostre libertà, lasciando che sia poi il nostro ingresso in società a delimitarli ulteriormente per favorire la convivenza con gli altri. Eppure ci sentiamo spinti a sperimentare tutto ciò che ci viene proibito, ad abbandonarci al brivido di una scelta sbagliata e testarne le conseguenze sulla nostra pelle.
Nel periodo dell’adolescenza, l’insubordinazione nei confronti dei genitori si traduce nel tentativo di tagliare definitivamente il cordone ombelicale e affermarsi come singoli, sicuri di un’indipendenza che siamo in realtà consapevoli di non possedere fino in fondo. Tuttavia, agire secondo le nostre regole piuttosto che secondo quelle imposteci dall’esterno ci regala un’allettante illusione di libertà, in virtù della quale la nostra trasgressione ci appare subito lecita.
Altrettanto spesso, invece, soprattutto in età giovanile, non rispettare le regole altro non è che una forma di ribellione che trae le proprie radici nella errata ma diffusa convinzione che l’illegalità paghi molto più della rettitudine.
La dilagante corruzione, l’idolatria di personaggi appartenenti allo scenario mafioso, l’atteggiamento omertoso di chi rimane in silenzio per paura di alzare la voce: eventi come questi contribuiscono ad incrementare quel culto dell’illegalità che attrae i giovani ansiosi di trovare il proprio posto nel mondo. E se potere diventa sinonimo di illegalità, allora ecco che l’illecito diventa il prezzo da pagare per aspirare a diventare qualcuno e farsi un nome nel giro della classe dominante.
Cosa succederebbe, quindi, se ciascuno di noi si lasciasse andare ai propri istinti e facesse leva su una forma di libertà illimitata?
L’unico scenario possibile mostrerebbe un mondo in preda all’anarchia, in cui vige la legge del più forte e ciascuno agisce unicamente in virtù del proprio tornaconto personale.
Si tornerebbe ad una società ancestrale nella quale ciascuno, mosso da un istinto primitivo, si preoccupa esclusivamente di eliminare chiunque sia d’intralcio per il raggiungimento dei propri obbiettivi. Homo homini lupus. Ognuno identificherebbe nel prossimo un nemico e provvederebbe ad eliminarlo. E dal momento che perderebbe di valore qualsiasi legge utile a scindere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, allora tutto sarebbe lecito.
Occorre quindi analizzare il problema da una prospettiva diversa, provare a vedere il rispetto delle regole come un trampolino di lancio verso il miglioramento di sè e, di conseguenza, della società, piuttosto che come un insormontabile ostacolo alle nostre aspirazioni.
Abbiamo il potere di cambiare le cose, è arrivato il momento, adesso, di imparare ad usarlo.