Di Aurora Burdo – classe III sez. B
Come sappiamo tutti, il 27 Gennaio ricorre il giorno della memoria. Tutto il mondo ricorda in quest’occasione gli avvenimenti accaduti durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale. In merito a questo argomento, con la professoressa Lorusso, noi, classe III B, abbiamo visionato la testimonianza di Liliana Segre: una sopravvissuta all’orrore del campo di concentramento di Auschwitz. Una testimonianza molto utile per capire le condizioni di vita e la realtà storica di quei tristi anni. Liliana Segre era una bambina ebrea che viveva a Milano, con suo padre e i suoi nonni paterni. Erano anni tranquilli, fino a quando furono emanate le leggi razziali contro gli ebrei. Cominciò tutto verso il 1939, quando il papà le disse che non avrebbe più potuto frequentare la scuola perché ebrea. Essendo Liliana ancora piccola, non riusciva a capire perché non dovesse più frequentare la scuola. Il tempo passava e presto cominciò a capire cosa voleva dire essere una cittadina di serie B. Gli ebrei erano controllati dalla polizia ed anche i suoi amici avevano iniziato a schernirla. Così, iniziarono gli anni di guerra e Liliana fu costretta a nascondersi in casa di amici non ebrei. Lei e suo padre tentarono di sfuggire in Svizzera, dove furono bloccati e rimandati in Italia da una guardia. Da quel momento iniziarono i lunghi anni dell’orrore. Gli ebrei dovettero abbandonare tutto e partire per una destinazione ignota. Il viaggio fu molto duro e difficile e durò una settimana. Appena arrivati gli ebrei furono divisi in uomini e donne. Furono spogliati dei loro indumenti e segnati sulla pelle a fuoco con dei numeri, in modo tale che non avessero più un’identità. Liliana fu anche costretta ad abbandonare il suo caro papà, il quale morì dopo qualche giorno. Entrarono nel campo di concentramento, dove in pochi riuscirono a sopravvivere in condizioni di vita pessime: non mangiavano, non bevevano e venivano trattati come se non valessero nulla. Lei iniziò a lavorare in una fabbrica di proiettili e qui diventò un’altra persona. Era diventata egoista! La sua unica ragione era diventata quella di sopravvivere e si considerava una lupa affamata. In seguito, durante l’inverno, furono portati in Germania per la “marcia della morte” e in pochissimi riuscirono a sopravvivere. Lei riuscì a superare questo momento camminando: una gamba avanti all’altra. Nel 1945 cominciarono finalmente ad arrivare gli aerei russi e Liliana fu finalmente libera.
Liliana Segre, proprio per questo suo triste passato, oggi è diventata una delle testimoni della Shoah. Ha 90 anni ed è una donna piena di vita, sposata con dei figli.
È stato per me molto significativo seguire questa testimonianza, perché ci ha permesso di capire più chiaramente i fatti accaduti, ma soprattutto ci ha fatto comprendere come noi adolescenti di 13 anni, come lo era Liliana all’epoca dei fatti, possiamo essere ragazzi coraggiosi ed affrontare la vita nei suoi lati positivi e negativi, proprio come ha fatto Liliana, e andare avanti nonostante le difficoltà grazie al coraggio e alla voglia di vivere che a Liliana Segre non è mai mancata.