di Giulia Barra – 4^B –
Gesù con le proprie parole ordinò che la tempesta cessasse (Matteo 8:23-27;), ponendo fine ai tormenti dei discepoli presenti sulla barca, così le parole di Papa Francesco donano ai fedeli immenso conforto, sedando l’angoscia dei cuori di coloro che vivono il profondo tormento del contagio del Covid-19.
Durante l’omelia della Messa celebrata venerdì 27 marzo, il Pontefice ha esordito: “Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi.”. Il Papa ha descritto così la situazione di disagio e profondo tormento che da ormai quasi due mesi si è impadronita dell’Italia unitamente al mondo intero. Così come i discepoli sulla barca insieme a Gesù, anche i fedeli avvertono paura di fronte a una simile tempesta virale. Il Pontefice ha suggerito dunque di avere fede, alla stessa maniera del Messia nell’episodio biblico.
“La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.”- ha continuato Papa Francesco. Con la prima affermazione egli intende sottolineare come una simile emergenza sanitaria abbia totalmente sconvolto la quotidianità delle persone, gettando in secondo piano propositi, impegni e progetti nelle loro agende. Una simile avversità scopre la vulnerabilità di un’individuo come un velo leggero mosso dal vento. Dunque il vero consiglio del pontefice risiede nel perseverare nella fede e nella preghiera, esercitando pazienza e infondendo speranza: “avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.”
In conclusione il Pontefice esterna ancora una volta il volere di Dio: egli suggerisce ai fedeli di perseverare nella resilienza, di non perdere mai di vista la speranza e di offrire al prossimo solidarietà e sostegno, valide alleate per combattere la tempesta della pandemia, al fine di ritrovare la propria rotta durante questi giorni in cui tutto sembra naufragare.