Veronica Pavan, 1^ H
Caro diario,
ti racconterò cosa mi è successo in questa giornata molto particolare.
Era mattina presto, mi svegliai su un isolotto greco in cui io e i miei marinai c’eravamo fermati la sera precedente per riposare; i miei marinai si erano già alzati e mi diedero la brutta notizia: “Ulisse, capitano, la zattera non c’è più; probabilmente il vento l’ha portata via!”
“Questa proprio non ci voleva! Vorrà dire che dovremo costruirne un’altra stamattina per poter continuare il nostro avventuroso viaggio al più presto” risposi io.
Io e i marinai cercammo su tutta la piccola isola degli alberi adatti per ricostruire la zattera.
Li trovammo, li tagliammo con un’accetta che per sicurezza portavo sempre con me. Poi dissi loro: “Ragazzi, un’accetta può sempre servire, ecco perché la mia non la abbandono mai!”
Giulio, uno dei marinai, esclamò: “Ha proprio ragione capitano! Lei sì che è un vero genio.”
Finita la zattera mangiammo dei frutti trovati sugli alberi e infine partimmo senza una precisa destinazione.
Dopo un’ora circa di navigazione scoppiò una tempesta terribile, la zattera si rovesciò; noi quindi arrivammo a riva nuotando il più velocemente possibile.
La tempesta cessò e una ragazza ci vide, venne da noi e ci disse: “Benvenuti, voi chi siete? Come vi chiamate? Io sono Berenice, sono la principessa di questo piccolo regno.”
“Salve principessa Berenice, io sono Ulisse, re di Itaca e capitano di questi marinai. Sono molto lieto di conoscerla”, questa fu la mia risposta al suo breve interrogatorio.
Lei esclamò: “Se vuole, Ulisse, potrei accompagnare lei e la sua ciurma da mio padre, il re!”
Ovviamente accettai, così andammo dal re.
Entrammo nel castello, nella sala del trono, dove lo trovammo.
Era un uomo alto e un po’ grassottello, ma sicuramente un bravo re.
“Giovanotto, lei chi è?”, mi chiese.
Io risposi e poi lui mi domandò se volessi cenare con loro.
Accettai con entusiasmo. Cenammo e raccontai alcune delle mie avventure.
La cena era squisita, una cena da vero reale.
Il re, molto gentile, ci invitò a dormire nel castello e noi non potemmo rifiutare il suo invito e così ora sono qui a scriverti!
Alla prossima avventura, mio caro amico.
Buonanotte!