Quando sento parlare degli anziani mi vengono subito in mente le rughe, i capelli bianchi, il corpo esile e fragile di persone avanti negli anni considerate ormai un peso per la nostra società.
Ci si approfitta di loro, della loro debolezza per abbandonarli e lasciarli da soli a soffrire.
E gli anziani soffrono tanto la solitudine e preferirebbero stare in mezzo a persone che diano loro molto affetto, specialmente insieme ai nipoti che sono la loro vera ragione di vivere.
Avendo vissuto in un’epoca diversa, avendo conosciuto la fame, i sacrifici, gli stenti, le ingiustizie e gli sfruttamenti, sono diventati i veri e propri pilastri della nostra società.
Le loro radici così ricche di cultura, tradizioni e valori costituiscono un ponte che lega una generazione e l’altra e la loro esperienza e la loro conoscenza sono un patrimonio per i giovani che oggi più che mai hanno bisogno di maestri di vita.
Oggi, la maggior parte delle persone, perché impegnate con il lavoro o perché incapaci di assisterli, si trovano nella necessità di affidare i loro cari a delle badanti o a delle strutture esistenti sul territorio che assicurano loro un posto tranquillo dove passare le giornate in compagnia, evitando così la solitudine.
Ma con l’avvento del coronavirus questa tranquillità è stata spazzata via provocando una vera e propria strage all’interno di queste strutture.
La mancanza di dispositivi di protezione individuale, l’impossibilità di eseguire tamponi, l’assenza di personale e le difficoltà nell’isolamento ha creato una micidiale bomba sanitaria.
Da tranquille e sicure queste R.S.A. (Residenze Sanitarie Assistenziali) si sono rivelate delle vere e proprie trappole di morte e quelli che dovevano essere protetti più degli altri, perché più vulnerabili, hanno iniziato a morire uno dietro l’altro.
In poco tempo si è compiuta una ecatombe specialmente tra gli ottantenni e i novantenni anche se le persone a rischio sono state indicate dai sessanta anni in su.
Tra il primo febbraio e il 14 aprile nelle residenze per anziani italiane sono morte 6.773 persone, ma sicuramente i numeri sono molto più alti.
Da nord a sud, in tutte le regioni italiane, le case di riposo si sono trasformate in veri e propri focolai, spesso per incapacità nella gestione dell’emergenza.
Anche nella nostra città si è temuto il peggio specialmente quando hanno iniziato a morire gli anziani ospiti di “Casa Serena” prima e successivamente quelli di “San Nicola” facendo risultare il sassarese come la zona a più alto rischio di contagio di tutta la Sardegna.
Questo alto indice ci impedisce, attualmente, di poter aprire tutte le attività commerciali in sicurezza almeno finché non scenderà al di sotto dello 0,5%.
Questa strage ha provocato, su tutto il territorio italiano, l’apertura di diverse inchieste per accertare eventuali. responsabilità da parte di qualcuno, così come richiesto da numerosi familiari delle vittime che hanno denunciato evidenti errori da parte dei responsabili sanitari di queste strutture.
Ma accertare le responsabilità non riporterà in vita tutto il patrimonio culturale di tradizioni e di valori che i nostri anziani hanno portato con sé nella tomba.
Dobbiamo fare tesoro di questa esperienza per evitare il ripetersi di errori che potevano essere evitati se solo si avesse avuto più considerazione e rispetto verso i nostri anziani, senza dimenticare che un domani capiterà anche a noi trovarci nella stessa situazione.
A cura di Sofia Amaddeo della classe 2^ media “B” indirizzo musicale