di Vittoria Rocco, Classe 1^ A. – L’11 Novembre è la festa di San Martino. Ma chi era? E soprattutto ‘Cosa ha fatto?’ – Dopo essermi opportunamente documentata, cercherò di fornire delle notizie relative alla sua figura nelle seguenti righe, le quali possano essere di riferimento a tutti. Martino di Tours nacque nel 316-317 D.C. a Szombathely, una cittadina molto antica dell’Ungheria, le cui origini risalgono al 43 d.C., della Colonia Claudia Savariensum dell’Impero Romano, che fu un centro importante della Pannonia Superior della pianura ungherese. Era figlio di un tribuno romano. Il suo vero nome era Martinus, dal nome del dio della guerra Marte. Passò la sua infanzia a Pavia, dove si era trasferito il padre per ragioni militari. A quindici anni entrò nell’esercito dove durante la sua carriera fu promosso fino ad arrivare al grado di “circitor”, cioè custode e capo della sorveglianza notturna dei posti di guardia ad Amiens, una città della vecchia Gallia romana, che oggi è la Francia. Proprio durante una di ronda gli capitò un episodio che gli cambiò la vita. Martino incontrò un mendicante seminudo e sofferente per il freddo. Commosso dalla sofferenza del mendicante, prese la spada, tagliò il suo mantello in due parti e gli donò la metà. La notte successiva vide in sogno Gesù vestito della metà del suo mantello che gli disse: ‘Un angelo non battezzato mi ha vestito’. La mattina seguente vide il suo mantello intero e lo conservò. In quella mattinata dal cielo plumbeo uscì il sole e per questo deriva il detto “l’estate di Sam Martino”. Si battezzò la Pasqua seguente, lasciò l’ esercito dopo quarant’anni e dedicò tutta la sua vita alla fede. Fondò un monastero e diventò Vescovo. Morì l’8 novembre 397 d.C. nel piccolo Comune francese di Candes Saint-Martin. In molti Comuni e Paesi italiani proprio l’11 novembre si celebra la Festa di San Martino dove si unisce l’antica tradizione contadina dell’apertura delle botti di vino: “di San Martino il mosto diventa vino” che accompagna molti prelibati piatti delle raccolte della produzione agricola autunnale, con la liturgia cristiana. A Venezia San Martino vanta una lunga tradizione popolare dove era consuetudine mangiare castagne e vino nuovo. Nei tempi passati i ragazzini, con una corona di carta in testa, giravano per la città ‘a batter teccia’, cioè battevano delle pentole e i coperchi con i cucchiai di legno con la speranza che dalle case buttassero delle castagne. In tempi più recenti passano in tutte le botteghe sperando nel dono di dolciumi e caramelle o di qualche soldino. Per tradizione in ogni famiglia e in tutte le pasticcerie veneziana viene prodotto il dolce tipico “San Martino a cavallo” che è ricoperto di glassa al cioccolato con caramelle e altre decorazioni. Nel nostro Istituto a tutti noi studenti ci è stato consegnato per merenda un piccolo “San Martino a cavallo” nel pieno rispetto della lunga tradizione veneziana. Per concludere il poeta Giosuè Carducci nel 1883 ha composto la famosa poesia dedicata proprio a questo Santo.