Di Paolo Matteri e Laura Favetta
La maschera di Arlecchino è sicuramente la maschera di carnevale più conosciuta e apprezzata dai bambini. Nato a Bergamo bassa, nel tempo acquisisce il tipico dialetto veneto. Ciò che lo rende diverso dalle comuni maschere sono i suoi mille colori.
Secondo la tradizione, questa sarebbe la sua origine-, c’era una volta un bambino, molto povero, chiamato Arlecchino, che viveva con la sua mamma in una misera casetta. Arlecchino andava a scuola e, per carnevale, la maestra organizzò una bella festa e propose a tutti i bambini della scuola di vestirsi in maschera.
I bambini accolsero l’idea con molto entusiasmo, parlavano dei loro vestiti coloratissimi e bellissimi. Arlecchino, solo, in disparte, non partecipava all’entusiasmo generale; zitto zitto, in un angolino, sapeva che la sua mamma era povera e non avrebbe mai potuto comprargli un costume per quell’occasione!
Ma agli altri bimbi dispiacque vedere Arlecchino tanto triste, così ciascuno di loro decise di portargli un pezzetto di stoffa avanzata dai loro costumi colorati. La mamma di Arlecchino lavorò tutta la notte, cucì fra loro tutti i pezzi diversi e ne fece un abito.
Al mattino Arlecchino trovò un bellissimo abito di colori diversi. La mattina del martedì grasso, alla festa della scuola, quando Arlecchino entrò in classe tutti lo accolsero con un fragoroso applauso perché il suo vestito era non solo il più bello, ma anche il più originale.
Arlecchino è una delle maschere italiane più celebri. Si riconosce tra le altre per via del suo abito fatto di toppe colorate, il ghigno, la fronte bitorzoluta, e, sul volto, una maschera nera con grande naso; anche i tratti del suo personaggio sono fra i più riconoscibili, quelli del povero servitore scherzoso, grossolano e sciocco, molto agile e con qualche sprazzo di astuzia.
Ma qual è l’origine del nome arlecchino?
L’ origine di questo nome deriva da un tema europeo mitico e superstizioso, che pervade da millenni il cuore dell’Europa: quello della caccia selvaggia. Celti, Germani, Normanni credevano che il mondo è percorso dal selvaggio trascorrere di bande, famiglie, divinità, di demoni, di bestie feroci e delle valchirie che recuperano gli spiriti dei valorosi caduti in battaglia. Con l’avvento del cristianesimo queste processioni si sono arricchite con santi, diavoli e anime dannate, ed esistono ancora oggi.
Nell’XI secolo un monaco anglonormanno narra nella sua storia ecclesiastica dell’apparizione di una familia Herlechini, un corteo così chiamato perché ha alla testa re Herla, un diavolo medievale francese.