DI: Davide Rinaldi
Da un po’ di tempo si sente parlare di economia circolare e l’Italia
è uno dei pochi Paesi che ne applica i principi.
Secondo uno studio del Circular Economy Network (CEN) il nostro Paese ha raggiunto nel 2019 un punteggio pari a 103, il che significa che siamo i primi in classifica per il riutilizzo degli oggetti.
Si chiama, appunto, economia circolare perché si rimettono in circolazione gli oggetti.
Un esempio è far riparare il nostro cellulare invece che comprarne immediatamente uno nuovo; sarebbe un risparmio per noi e, in più, sprecheremmo di meno.
Ma questo sistema riguarda anche azioni che apparentemente sembrano banali, come far scorrere di continuo l’acqua del lavandino, tenere la luce accesa anche quando non serve, buttare porzioni di cibo etc.
Esistono molte iniziative per convincere i cittadini a inquinare di meno come la campagna “M’illumino di meno” che si ripete da circa 15 anni in occasione del 1° marzo ovvero la giornata del risparmio energetico.
Il contrario di questo sistema è l’economia lineare, cioè il sistema “usa e getta”, destinato a scomparire. Si spera.
Gli Stati europei, ma soprattutto quelli extraeuropei, dovrebbero fare di più per ridurre i rifiuti e purificare l’aria per rispettare il programma 20-20-20 e cioè, entro il 2020, bisognerà ridurre del 20% l’emissione di anidride carbonica e aumentare del 20% le fonti energetiche pulite e rinnovabili.