La pace non è un sogno:
può diventare realtà, ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.
Nelson Mandela
I bambini della Scuola dell’Infanzia di Mongrassano scalo dell’Istituto Comprensivo di Fagnano Castello-Mongrassano, guidati dalle insegnanti Gianfranca De Rose, Maria Fiorito, Francesca Bria, Natasha Ubbriaco e Franca Aiello, hanno riflettuto, in questi tempi di guerra, sul valore della pace. In tal modo, traendo spunto dalla celebre poesia di Gianni Rodari “La luna di Kiev”, hanno realizzato un grande cartellone con messaggi di pace e tante bandiere, proprio con i colori della pace, usando diverse tecniche grafico-pittoriche. Le insegnanti del plesso hanno scelto queste parole per aiutare i bambini a riflettere sul messaggio pacifista, che diventa elogio alla solidarietà tra gli uomini. La luna, infatti, offre la sua luce a tutti e sembra rimandare a un mondo che non conosce confini, differenze di etnia e di razze. “Alla luce degli attuali eventi di guerra non abbiamo ancora imparato a vivere come fratelli”. I bambini hanno voluto dare un segnale per dimostrare la propria vicinanza alle popolazioni colpite dal conflitto tra Russia e Ucraina per aiutare a capire che la guerra non deve più esserci. Con il supporto delle insegnanti, i cartelloni e i messaggi sono stati appesi alle pareti dell’edificio all’ingresso della scuola.
La scuola si mobilita per la pace. Da nord a sud, chi raccoglie fondi e generi di prima necessità, chi disegna, chi scrive lettere ai signori della guerra, chi mette in gioco i corpi con flash mob creativi, chi tappezza i cancelli degli istituti con cartelloni e striscioni dove il messaggio è univoco: pace, pace, pace.
In questo momento ci sembra importante che le scuole facciano informazione. I bambini si stanno esprimendo in tutti i modi hanno affondato le mani nei colori, hanno trovato le parole-bambine contro bombe e fucili. Al nostro conversare sulla guerra i bambini chiedono e riflettono ad alta voce: “Ma la guerra uccide tutti? – La guerra è nera. – La guerra fa Paura. – Quando combatto con mio fratello dopo faccio la pace.” È fondamentale che le loro domande trovino in noi ascolto, comprensione e una possibile risposta. In noi risiede il dovere di far conoscere e di far riflettere, dobbiamo educarci ed educare alla pace facendo crescere nelle nuove generazioni la capacità di immaginarla, di desiderarla, di comprenderla, di difenderla e di costruirla laddove ancora non c’è.
Tutto questo dovrebbe ricordarci di non commettere gli stessi errori del passato, ma sta succedendo di nuovo!
Si può parlare di amore e non odio, di essere civili, siamo tutti esseri umani!”. Nelle scuole, i progetti si moltiplicano dopo l’invito del ministro Patrizio Bianchi che ha incalzato le scuole a studiare la Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”) e ad accogliere i minori in fuga dall’Ucraina. Ritengo che non c’era bisogno di sollecitare, gli Istituti già si stanno organizzando per fare spazio ai rifugiati in arrivo con lo zainetto in spalla e la morte negli occhi. La settimana prossima saremo tra le prime scuole ad accogliere un bambino ucraino nella nostra sezione perché tra i banchi si lavora da anni sull’educazione alla pace e decine di iniziative continuano a farsi sentire.
Fanno rumore i cannoni della cultura.
Articolo curato dalla docente Franca Aiello, IC Fagnano Castello-Mongrassano