Siamo giunti al termine di questo travagliato anno scolastico. Siamo stati condizionati, di nuovo, da questo inaspettato stato di emergenza per la pandemia poiché all’inizio di settembre si pensava che la situazione fosse cambiata. Le giornate di DAD si sono alternate a quelle poche giornate in presenza. La scuola è andata avanti lo stesso e la nostra ci ha sostenuto come meglio possibile in tutte le fasi, anche quelle più difficili ed incerte. E forse proprio questa inaudita esperienza ci ha dato anche la possibilità di riflettere molto sul senso di essere studenti e sulla scuola che vogliamo. In uno degli ultimi incontri di redazione il professore Giordano ci ha proposto la lettura di alcune pagine del libro “L’appello” di D’Avenia, “un vero e proprio manifesto culturale e politico per una scuola in cui ogni studente sia preso in carico nella sua unicità ogni giorno” (parole dell’Autore). A partire da tali spunti siamo stati invitati a riflettere sulla scuola che vogliamo in base all’esperienza vissuta e in base ai cambiamenti che si sono avuti. Abbiamo trovato queste pagine molto interessanti e abbiamo pensato ai nostri desideri per una scuola più adatta alle nostre esigenze.
Ecco le nostre proposte.
GEMMA: << La scuola che vorrei è il posto dove mi diverto, piango, scherzo. La scuola che vorrei è tornare a guardare i professori negli occhi senza una mascherina che copre tutta la loro saggezza e bellezza. Vorrei tornare ad abbracciare senza paura un mio amico, la scuola che vorrei è quella di un anno e mezzo fa dove l’unica paura era di prendere un brutto voto>>.
ANGELICA: << Vorrei una scuola in cui vivere senza l’ansia di prendere un brutto voto, una scuola che mi motivasse a studiare, dove i professori si comportassero come nostri amici e di conseguenza ci facessero maturare caratterialmente. Vorrei inoltre che non ci fossero voti, ma che si andasse a scuola semplicemente per apprendere quello che effettivamente l’istruzione prevede>>.
MARTINA: <<Il tipo di scuola che vorrei è quello che si concentra sugli stati d’animo degli studenti, sulle loro paure e sulle cose che creano preoccupazioni in ognuno di loro. Penso che la scuola dovrebbe essere un luogo in cui rifugiarsi per imparare e soprattutto crescere umanamente, non un luogo in cui sentirsi etichettati costantemente con un voto che il più delle volte rende gli studenti insicuri del proprio operato, i quali poi sono portati a perdere la voglia di studiare>>.
ANNA: << Vorrei una scuola che prendesse in considerazione il singolo ragazzo. Vorrei che ci fosse più comprensione da parte dei docenti per aiutare un ragazzo in difficoltà. Vorrei una scuola che dedicasse più tempo alla lettura libera e avesse come cuore pulsante non solo l’aula o un laboratorio ma soprattutto la biblioteca scolastica>>.
LUCIANO E ANNAPIA: << Aggiungeremmo molte più ore su come affrontare la vita dopo la scuola. Che si riservasse più tempo ad attività di scuola-lavoro, sportive, lavorative per indirizzare un ragazzo verso delle opportunità professionali. E poi dovrebbero essere aboliti i debiti in quanto inutili>>.
GIOVANNA: <<Eliminerei i trimestri e lascerei un unico voto finale con colloqui intermedi con i genitori in cui i professori dessero solo giudizi>>.
RITA: <<Vorrei una struttura dotata di varie attrezzature avanzate che ci possano aiutare in modo più efficace nell’apprendimento delle materie scolastiche. Per es. aule senza banchi e senza cattedra ma con un grande tavolo ovale dotato di tecnologia olografica dove possono apparire immagini e testi necessari per la lezione>>.
ROSA: <<Nella scuola che voglio i professori sentono meno l’esigenza di finire il programma. Vorrei una scuola all’avanguardia, innovativa e che parta dal coraggio di sperimentare. Una scuola fatta, soprattutto, da persone che sanno diffondere dei gesti di valore, che amano ciò che insegnano ed i ragazzi a cui lo insegnano>>. Alla fine di quest’anno resta in noi una sola speranza nel cuore: quella di tornare tutti al più presto, in salute e senza rischi, alla nostra vita normale. LA REDAZIONE