//La scienza al servizio del male

La scienza al servizio del male

di | 2021-01-30T18:18:20+01:00 30-1-2021 18:18|Alboscuole|0 Commenti
Al Museo dell’Olocausto di Washington nel 2007 da un anonimo furono inviate delle foto che aveva ritrovato in un appartamento di Francoforte. Erano immagini che raffiguravano Auschwitz non solo come un centro di sterminio, ma anche come un luogo dove si viveva. L’album era di Karl Höcker, l’aiutante di Richard Baer, ultimo comandante del campo. Tra le 116 fotografie in bianco e nero scattate nel 1944 ve ne erano un certo numero che raffigurano ufficiali delle SS a Solahütte, un sottocampo di Auschwitz a trenta chilometri da Birkenau e che funzionò da rifugio per il personale addetto allo sterminio. In alcune foto, circa otto, compariva il dottor Josef Mengele, sorridente e rilassato. David Marwell, ex direttore del Museo del patrimonio ebraico di New York, gli diede la caccia fino in Brasile, dove Mengele è morto nel 1979. “Ciò che si sa del tempo di Mengele ad Auschwitz è più cliché che verità”, scrive Marwell. “La reputazione fuori misura come mostro medico è inversamente proporzionale a ciò che si sa su quello che ha effettivamente fatto”. No, Mengele non indossava guanti bianchi e monocolo come Elie Wiesel ricordava. E’ la storia di un ricercatore che lavorava al Kaiser Wilhelm Institute per l’Antropologia, il miglior istituto scientifico in Europa all’epoca. Racconta Marwell che l’apprendistato del dottore ebbe inizio a lezione dell’etologo austriaco Karl von Frisch, che verrà insignito del Nobel per la Medicina nel 1973. Allora era il capo dell’Istituto di Zoologia dell’Università di Monaco ed era diventato famoso per il suo studio delle api. Poi a Monaco, dove assieme a Medicina, Mengele sceglie Antropologia sotto la guida del famoso Theodor Mollison, che divenne il suo supervisore. Poi l’Università di Francoforte, dove insegnava Otmar von Verschuer, il più famoso genetista del tempo. Nella sua valutazione ufficiale, Verschuer scrisse: “La tesi del dottor Mengele è un’opera accademica originale, eseguita in modo indipendente, che ha richiesto non solo grande tenacia per superare tutti gli ostacoli ma anche acute capacità di osservazione e cura nell’esecuzione degli esami”. Il lavoro di Mengele sarebbe stato pubblicato un anno dopo in un rispettato giornale e avrebbe ricevuto la giusta attenzione nel Manuale di biologia genetica umana. Mengele è assegnato ad Auschwitz. “In giovane età – a soli trentatré anni – Mengele si trovò all’apice del grande successo. Il suo studio, la preparazione e il duro lavoro lo avevano portato in un posto senza precedenti nella ricerca della scienza che era la sua passione consumante.” – afferma Marwell. Hans Münch, medico nel campo, ha ricordato che “Mengele affermò che non utilizzare le possibilità offerte da Auschwitz sarebbe ‘un peccato’ e ‘un crimine irresponsabile nei confronti della scienza”. Secondo Horst Fischer, un altro medico di Auschwitz, Mengele parlava spesso “con entusiasmo” del suo lavoro scientifico e del “materiale” che aveva davanti, descrivendo “un’opportunità unica che non sarebbe mai stata più offerta”. Un altro antropologo detenuto ad Auschwitz e che Mengele reclutò nel suo laboratorio, Erzsebet Fleischmann, dirà che il lavoro di Mengele, seppur moralmente aberrante, era “scientificamente legittimo”.Quando i sovietici si avvicinarono a Berlino nella primavera del 1945, il professor Verschuer diede l’ordine di distruggere tutti i “file segreti”. Non rimase nulla della ricerca svolta da Mengele ad Auschwitz. Più tardi, quando Verschuer assunse la cattedra di Genetica umana a Münster nella neonata Repubblica Federale tedesca, non riuscì a ricordare nulla. “Auschwitz? Non so”. La trasformazione di Mengele in un “angelo della morte” aveva la funzione di sollievo. La vera scienza doveva essere rimasta pura, soltanto dei pazzi sadici e criminali si compromisero col nazismo. Ma dal Nazismo in quegli anni non uscì soltanto il medico di Auschwitz, ma anche venti Premi Nobel. Alla fine fu un ricercatore di grande talento e fu aiutato dai migliori scienziati del tempo se solo il tutto non fosse stato a scapito di innocenti. Francesco Petrosino 2^H