Al giorno d’oggi il 13% della popolazione mondiale vive con meno di 2 € al giorno. La percentuale può sembrare “bassa” ma il numero non deve trarre in inganno o far sottovalutare la gravità del problema. Si tratta di 902 milioni di persone, circa quindici volte la popolazione italiana. La povertà è diffusa in tutto il mondo. Ci sono però dei Paesi maggiormente colpiti da questo fenomeno come: l’Africa Subsahariana (42,7%), l’Asia meridionale (18,8%), l’Asia orientale e la zona del pacifico (7,2%), l’America Larina e i Caraibi (5,6%). Questi dati si riferiscono al totale della popolazione che vive in condizione di povertà estrema. In particolare, la popolazione dell’Africa Subsahariana ammonta a circa un miliardo. Significa che quasi 430 milioni di persone vivono in condizione di povertà assoluta. Secondo i dati del World food programme, 795 milioni di persone soffrono la fame. La metà di queste persone vive nell’Africa Subsahariana. Questa situazione aumenta anche il rischio di contrarre malattie, riduce la produttività, impedisce un adeguato sviluppo fisico e mentale. La povertà ha anche altre conseguenze come non avere la possibilità di studiare, non avere medicinali e strutture mediche a disposizione e non avere il diritto di vivere una vita serena in tranquillità. Noi tutti vorremmo che i nostri figli crescessero come individui sani ed equilibrati con la comprensione e l’empatia di come affrontare le sfide di ogni giorno, per questo è compito di ognuno di noi garantire anche a chi è più sfortunato la possibilità di una vita dignitosa, di un lavoro, di cibo, di cure. Sulla sua Agenda 2030 l’ONU ha scritto che dobbiamo attivarci per eliminare la povertà più grave, così che nessuno debba vivere con 1,50 euro al giorno; occorre fare in modo che tutti abbiano le cose essenziali, ossia il cibo, la casa, l’acqua pulita, gli abiti; è necessario attivarsi per dimezzare i poveri del mondo, aiutare le persone povere ad emigrare in modo sicuro e in primo luogo fare di tutto perché ovunque ci sia la pace.