di Alessandra Palmese – 3^B –
In poco tempo, la vita quotidiana di una tranquilla comunità è stata totalmente sconvolta. Un isolamento fisico e psicologico che in poche ore ci ha fatto perdere quelle libertà e quei “privilegi” che sembrano tanto scontati: muoversi, andare al lavoro, andare a scuola, aprire il negozio, prendere un mezzo pubblico. Anche oggi ci si chiede quante altre vittime ci saranno, chi saranno e se si riuscirà a sconfiggere quel nemico venuto qui da tanto lontano, da quelli che un tempo erano i confini del mondo e che oggi sono raggiungibili in poche ore di aereo. Si può dire che l’isolamento spaventa più del virus, la situazione è stata (e in parte è) ancora particolarmente dura per chi è contagiato o conosce contagiati, per chi ha perso un caro, per chi deve lavorare e non può farlo, per chi ha familiari all’estero, per chi ha in famiglia o tra le amicizie persone particolarmente vulnerabili al virus (cardiopatici, diabetici, anziani…).
Poi ci sono i commercianti, gli artigiani, i lavoratori nelle aziende della zona, quelle aziende che rischiano di chiudere, che non possono aprire un negozio a distanza o ad esempio allevatori che non possono mungere le mucche e la loro disperazione e frustrazione aumenta di giorno in giorno insieme alla sensazione di essere abbandonati e lasciati isolati dal resto del mondo.
Credo che la paura è quella che veramente uccide, molto più del virus. La paura è come un fantasma che agisce in modo subdolo, manda continui pensieri, che inganna la realtà e crea degli scenari orrendi, perché non si veda via d’uscita. E così andiamo verso la deriva, appesantiti dai problemi economici. Bisogna informarsi bene e stare attenti alle fake news che in questo momento stanno circolando in grande numero.
La mia preoccupazione è che ci sono persone che ignorano i pericoli, che escono ogni giorno per fare la spesa, mentre bisogna farla una volta ogni dieci giorni; altre escono ogni giorno per comprarsi le sigarette mentre possono farsene “una scorta”. C’è gente che va ogni giorno dal benzinaio anche se poi la benzina non serve dato che bisogna stare a casa. Poi ci sono quelli che chiamano il parrucchiere a domicilio e, in casi come questi, non vedo tutta questa urgenza, perché questa persona, lavorando in questo modo, potrebbe diventare contagiosa. Ci sono altre persone che “vanno a fare la corsetta”, che non hanno mai fatta prima, pur di uscire di casa. Stanno giocando con la loro pelle e con quella di tutta la cittadinanza, per me è giusto che chi sbaglia debba essere sanzionato, perché evidentemente qualcuno non si rende ancora conto della situazione che lo circonda.
Ci sono quelli che si vantano poiché rimangono a casa, ma fanno solo il loro dovere, ed è solo un piccolo gesto il loro perché ci sono persone come gli infermieri o i medici che hanno paura e non di andare a fare la spesa, ma di andare al lavoro, perché magari la mascherina potrebbe non aderire bene al viso, o di toccarsi accidentalmente con i guanti sporchi, o che le lenti non coprano del tutto gli occhi e qualcosa potrebbe passare. Sono stanchi fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare, una volta indossati questi presidi non possono andare al bagno o bere per diverse ore; sono anche stanchi psicologicamente e quando tornano a casa hanno paura di abbracciare i loro figli poiché potrebbero contagiarli. Ecco, secondo me loro sono i nostri eroi e noi dovremmo fare sempre la nostra parte, non solo per proteggere noi stessi e il prossimo, ma anche perché altrimenti tutto il lavoro che stanno facendo non vada in fumo.
La situazione è molto preoccupante, ma bisogna guardare il lato positivo. Ad esempio provo a pensare che in queste circostanze ci stia guadagnando l’ambiente; approfittando della nostra assenza, la natura si sta riprendendo pian piano i suoi spazi.
Lo so che questo è un periodo difficile, non possiamo vedere le persone che amiamo, non possiamo uscire, non possiamo frequentare la scuola; ma non dobbiamo abbatterci, dobbiamo essere più forti noi di un virus. Anche se stiamo a casa, invece di trascurarci, ci dobbiamo truccare, vestire come se dovessimo uscire, chi ha un giardino può andare a prendere un po’ di sole, possiamo dedicarci a cose che a cui prima non ci era possibile fare per mancanza di tempo… Si cerca di dare la colpa a qualcuno, ma secondo il mio parere in momenti come questo è inutile puntare il dito contro gli altri, bisogna informarsi e proteggersi; è vero che ci sembra di stare “agli arresti domiciliari” ma l’ unica cura, per il momento, è restare uniti, non possiamo più vederci né toccarci, ma per il bene personale e per il bene del prossimo dobbiamo fare qualche sacrificio, così da uscirne più forti e più uniti di prima e ricordare che dopo un tunnel c’è sempre la luce!