//La mia Pasqua in Grecia

La mia Pasqua in Grecia

di | 2020-04-20T06:58:30+02:00 20-4-2020 6:46|Alboscuole|0 Commenti
di Maria Bisanti – Pasqua è una delle più grandi feste del cristianesimo: si festeggia la resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo che ha vinto sulla morte. La mia famiglia è formata da mio padre italiano e da mia madre, che mi è originaria dell’isola di Corfù, in Grecia. Per questo ogni anno noi abbiamo l’abitudine di festeggiare il Pasqua là. La festività del Pasqua in Grecia è festa della famiglia e per la nostra famiglia è l’occasione di ritrovarci tutti insieme. Di solito noi arriviamo a Corfù giovedì Santo mattina e quando arriviamo a casa troviamo i nonni e gli zii che ci aspettano con ansia.  Le celebrazioni di Pasqua sono piene di tradizione e festeggiate con particolare devozione. Giovedì mattina aiuto la mamma a bollire e a tingere le uova, che mangeremo sabato sera dopo la messa. Le uova devono essere tutte di colore rosso, cioè il colore del sangue di Gesù. La sera andiamo a una lunga messa in cui il sacerdote legge tutti dodici i vangeli che narrano la passione di Cristo. Venerdì mattina, con il Cristo morto e vicino ai nostri defunti, è il momento di visitare i cimiteri e pregare. Venerdì sera c’è la grande processione con l’epitafios, una bara ricoperta di fiori: le decorazioni sono opera esclusivamente delle giovani ragazze della parrocchia. All’interno dell’epitafios c’è il corpo dipinto di Gesù, che viene portato in giro per la città, accompagnato dalla filarmonica che suona musica solenne, dal coro e dal clero. Le illuminazioni delle strade cambiano colore, diventano viola, e la gente porta in mano delle candele di colorazione scura. Tutto questo indica il carattere funerario della processione.    Sabato mattina alle ore 11.00 si festeggia la prima resurrezione, buttando dalle finestre delle botti piene di acqua che rievocano il terremoto e il rumore, descritto nel vangelo, che hanno accompagnato la trionfale resurrezione di Cristo. Segue la processione del Santo Spiridione, il Santo protettore dell’isola. La sera di sabato si festeggia la resurrezione e, quando alle dodici il prete pronuncia “Xristos Anesti”, cioè Cristo è Risorto, i fuochi d’artificio illuminano il cielo dell’isola. Il giorno di Pasqua, a tavola, si riunisce tutta la famiglia: mio nonno con i suoi fratelli arrostiscono un intero agnello, mentre io gioco con i miei cugini.  Purtroppo quest’anno non abbiamo fatto niente di tutto questo. Un brutto e aggressivo virus di nome Covid-19 gira, infetta e manda la gente in ospedale, dove sono morti in tanti. Per questo è stato deciso che dovevamo rimanere chiusi in casa, non potevamo viaggiare, né andare a messa o in processione, né pranzare insieme con tutti i nostri parenti. Siamo rimasti chiusi a casa nostra a Lecce, abbiamo visto la messa in diretta sui social, ascoltato la musica delle filarmoniche su YouTube, che hanno suonato da casa loro e abbiamo mangiato da soli sul terrazzo di casa.   Il mio augurio è che tutto questo passi presto, che i medici riescano a trovare una terapia o un vaccino, così potremmo uscire tutti di casa e l’anno prossimo festeggiare la Pasqua.