di Michelangelo Suma, Classe 3^AE. – Per un tifoso e amante del Calcio italiano come me avere la possibilità di conoscere dei calciatori è già una grande fortuna, se poi capita che, come cronista della Rubrica Sportiva della Redazione del Giornalino Scolastico “Foscarini News”, si riesca ad intervistare un calciatore di grande successo, il quale ha vinto 2 scudetti con Juventus e Sampdoria, allora è proprio il massimo. Tutto questo è accaduto recentemente e più precisamente lo scorso 2 luglio quando ho incontrato Ivano Bonetti. La mia prima domanda d’obbligo è stata: “ Come ti sei avvicinato al Calcio?”. – Risposta: “Chiaramente il calcio di una volta era ben diverso, dove non eri tu che ti iscrivevi ad una squadra, ma erano gli osservatori che ti ingaggiavano, dopo che ti avevano visto giocare al campetto” – Continuando ha aggiunto: “La mia famiglia aveva il calcio nelle vene, poiché mio padre e mio fratello sono stati anche loro calciatori. Per chi non lo conoscesse ecco una sua breve biografia. Ha iniziato la sua carriera nella Leonessa, società satellite del Brescia, poi è approdato al Brescia, squadra della sua città natale. La mia seconda domanda: ”Ci sono state delle difficoltà agli inizi della tua carriera di calciatore?”. – Con un piccolo sorriso mi ha così risposto: “Le difficoltà non ci sono state, poiché si faceva tutto con entusiasmo e tutte le cose che possono essere considerate come sacrifici, diventavano invece privilegi”. Dopo l’esperienza al Genoa passò alla Juventus, nella quale mi racconta: “Fu un anno molto positivo nonostante due infortuni, poiché vinsi il campionato ed ebbi l’opportunità di giocare con un giocatore come Michel Platini”. Dopo qualche istante aggiunge: “A distanza di 35 anni considero Trapattoni come il migliore allenatore che ho mai avuto. Il secondo anno con Rino Marchesi invece fu un anno negativo, poiché la Juve arrivò seconda, e quando la Vecchia Signora non vince, si parla sempre di fallimento, ed inoltre l’addio di Platini servì soltanto a peggiorare la situazione”. Nella stagione 87/88, Bonetti si trasferì all’Atalanta, con la quale arrivò in semifinale di Coppa delle Coppe. In relazione a ciò gli ho chiesto: “Quali sono i tuoi ricordi di questa grande impresa?”. Guardandomi e con serenità mi ha risposto: “Quella è stata una grande stagione, poiché oltre a quel traguardo, l’Atalanta riuscì a tornare in Serie A nonostante il doppio impegno, poiché l’anno prima era retrocessa in Serie B ma si era qualificata alla Coppa delle Coppe essendo arrivata in finale di Coppa Italia. – L’unico rimpianto è quello che nonostante fossimo qualificati nella partita di ritorno in Europa, purtroppo l’arbitro ci penalizzò, ma sono comunque ancora dei bei ricordi!”. Ivano Bonetti ha anche disputato 2 anni al Bologna sotto la guida di Gigi Maifredi, i quali li ha definiti meravigliosi non soltanto per la città e per la tifoseria, ma anche per il gruppo che si era venuto a creare e in più ha precisato: “Nel Bologna alla prima stagione c’erano moltissimi giovani e l’anno successivo vennero affiancati dall’esperienza di Cabrini, Pecci e Bruno Giordano, i quali furono determinanti per l’accesso in Coppa Uefa!”. Nel 1990 si trasferì alla Sampdoria e così gli ho chiesto: ”Come ti sei trovato all’interno della squadra e quale è stato il tuo rapporto con Boskov.?”. – Risposta: “E’ stato un grande gruppo! Ancora oggi a distanza di 30 anni ci sentiamo ancora per telefono. Per Vujadin Boškov devo senz’altro esprimere delle buonissime parole! – Non è un allenatore dalle grandi doti tattiche, è più considerabile come un gestore, ma in quel gruppo era una persona che riusciva ad aiutarti anche nei momenti di maggiore difficoltà. – Ha avuto il merito di mantenere il gruppo unito fino alla fine!”. A questo punto gli ho chiesto: “Come hai vissuto la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona?”. – Risposta: ”Inizialmente la giudichi come tutte le altre partite e te ne accorgi dopo, non solo dell’importanza, ma anche del grande interesse che poteva apportare. – Vincendo la finale, oltre alla qualificazione diretta per l’edizione successiva, avevi la possibilità di giocare la Supercoppa Uefa e la Coppa Intercontinentale”. Per continuare sulla sua biografia nel 1995, dopo alcune parentesi al Bologna, al Brescia e al Torino approdò in Inghilterra al Crisby Town con una formula molto particolare. Per questo frangente mi dice: “ E’ molto bello quando i tifosi ti vogliono bene e tengano a te! – Nonostante questa esperienza sia durata solo 6 mesi, è stata un’esperienza bellissima, nella quale i tifosi hanno lasciato il segno”. Per questa sua affermazione allora gli chiedo: “Quali differenze hai notato tra il campionato inglese e quello italiano?”. – Risposta: ” Quello inglese è un campionato veloce, più tecnico e c’è poco spazio per la fantasia. Quindi un campionato molto difficile! Chiaramente nella carriera di un calciatore rimane impressa una partita rispetto alle altre. – Di partite, pertanto, ce ne sono tante, come quelle dell’Europeo Giovanile vinto; a quelle del Mondiale con la Nazionale Militare, ma quella che ricordo meglio di tutte è stata la partita fra Sampdoria e Stella Rossa che è servita ai doriani per qualificarsi alla finale di Coppa dei Campioni”. A questo punto gli ho chiesto: “Quale è stato il tuo rapporto con tuo fratello Dario e come è stato giocare contro di lui?”. – Risposta: “E’ una cosa piacevole e stimolante, c’è stato un momento in cui la famiglia Bonetti aveva grande importanza come nella stagione 85/86, durante la quale la Roma di Dario e la Juve di Ivano lottavano per lo scudetto. Alla fine vinse la Juventus.” E qui ha aggiunto: “Se da un lato ero contento per la mia squadra, dall’altro ero dispiaciuto per mio fratello!”. Dopo il ritiro dal calcio giocato ha iniziato a fare l’allenatore delle squadre giovanili. Così come ultima domanda gli ho chiesto: “Quale è il consiglio che potresti dare ai giovani che desiderano intraprendere la carriera da calciatore?” – Risposta: “I giovani devono solo divertirsi e avere sogni e bisogna avere fiducia e credere in se stessi; ma soprattutto i giovani devono buttarsi e avere coraggio nella vita per raggiungere un obbiettivo!”.