Desirèe Medina – Il calcio femminile è uno sport non molto popolare nel mondo; ancora nel 2019 alcuni pensano che le donne non possano, per svariati motivi, praticare questo sport perché ritenuto “da maschi”. Il calcio femminile però sta prendendo piede, vincendo pregiudizi e stereotipi, infatti io lo pratico da cinque anni ma prima di raccontarvi la mia esperienza voglio soffermarmi su una frase di una delle più importanti e conosciute calciatrici americane, Alex Morgan: “Non è importante che lo si chiami calcio, football, soccer, questo gioco unisce le persone ed è l’unica cosa che importa”. Come dice Alex il calcio ha un potere magnifico: quando sono sul terreno di gioco, a primo impatto ho paura di non essere in grado, di non valere nulla, sensazioni che provo anche in altre circostanze, ma la differenza è che, quando mi guardo gli scarpini e intravedo il pallone, la mia mente si “svuota” e inizio a sognare. Molto probabilmente non sarà questo il mio futuro, ma è e sarà una spinta per non fermarmi ai primi ostacoli. La bellezza di questo sport, che sia praticato da maschi o da femmine, sta nel superare le proprie incertezze, nell’imparare a pensare in fretta e a scegliere la migliore direzione da far percorrere alla palla per arrivare all’obbiettivo che nel calcio è segnare, mentre nella vita può essere qualunque altro ci prefiggiamo. Inoltre, il calcio unisce “le persone” ed è proprio sulla parola “persona” che voglio soffermarmi. Questo termine letteralmente significa “essere umano”, cioè un individuo autonomo in grado di comprendere e pensare, con due braccia, due gambe, una bocca, un cervello ecc.; io allora mi chiedo cosa abbiano le donne meno degli uomini: lo sport è perseguire una passione, quindi, perché sembra così strano che una donna intraprenda questa attività? La mia passione è nata fin dalla tenera età: intorno ai cinque anni ho iniziato a chiedere ai miei genitori di iscrivermi a una scuola di calcio e all’inizio mia madre e mio padre non erano molto d’accordo, ma nel 2014, con l’apertura della prima scuola calcio femminile della zona, mia madre ha deciso di iscrivermi e da quel giorno non ho più smesso; lo scorso anno ho lasciato la scuola calcio e sono passata ad allenarmi con la serie D femminile di calcetto, sono una delle più piccole della squadra, ma sto imparando moltissimo e, anche se per pochi minuti, ho già fatto il mio ingresso in campo e di questo sono fiera. Il calcio migliora il controllo delle azioni, fortifica la persona e la rende più sicura; la sicurezza nei movimenti, nei passaggi e nei dribbling si può raggiungere solo con la costanza e l’impegno e questi sono elementi fondamentali per raggiungere gli obbiettivi; certo ci sarà sempre chi li raggiunge prima, ma l’importante è non arrendersi mai e continuare ad allenarsi. Io mi ritengo una persona decisa e determinata nelle mie scelte, il mio più grave problema è la paura di fallire e questo mi porta a sbagliare. La mia squadra ed il mister mi hanno insegnato che non conta sbagliare un rigore, una punizione, oppure un compito in classe o un’interrogazione, ma conta la determinazione, la costanza con cui giorno dopo giorno ti impegni e mai e poi mai bisogna rinunciare e cambiare strada alla prima salita. Insomma, il calcio è la mia àncora di salvezza in cui cercherò sempre rifugio. La mia speranza è che le donne possano un giorno essere viste e rispettate come calciatrici, senza pregiudizi.