La religione è l’insieme delle idee, delle norme e delle pratiche che accomunano una collettività. Le sue origini risalgono al Paleolitico e consistevano in rituali funerari dettati dalla credenza in una vita dopo la morte. Nello specifico, una certa ideologia religiosa in una comunità di persone, riassume l’analisi dell’uomo e della sua origine, spiega l’antitesi tra il bene e il male e soprattutto giustifica un certo tipo di cultura all’interno di una società. Le norme, invece, sono le indicazioni che riguardano l’agire umano in una determinata sfera religiosa e, infine, le pratiche o rituali costituiscono l’insieme delle azioni adottate nei confronti della propria religione di appartenenza. Essendo un campo abbastanza ampio e vario, il sociologo statunitense Robert Bellah ha eseguito una classificazione delle prassi religiose secondo la loro successione logico-temporale e le ha divise in categorie ben distinte. È partito con quelle Primitive e, a seguire, quelle Anarchiche, le Storiche, le Proto moderne e per finire quelle Moderne. Il passaggio da una categoria di religione all’altra, come ad esempio il passaggio da una primitiva ad una anarchica, indica un’evoluzione che va da una forma semplice ad una più complessa. Una suddivisione più attuale si può riscontrare quando si parla di religioni occidentali che tendono a privilegiare l’ascetismo, ossia l’esercizio continuo delle virtù, e di religioni orientali che preferiscono il misticismo. Ovviamente questa classificazione dipende anche dal territorio nel quale vengono esercitate. Nel mondo si professano un gran numero di religioni, di queste quelle che vengono praticate maggiormente sono il Cristianesimo, l’Islam, l’Induismo e il Buddismo. A causa del pluralismo religioso si assiste spesso a conflitti che scaturiscono da motivi religiosi ma che prendono in causa anche la sfera dell’agire politico, quella economica e soprattutto quella sociale. I conflitti sono di natura violenta e coinvolgono nella maggior parte dei casi porzioni di popolazione innocente che non vuole prendere parte diretto ai conflitti. Una religione molto affascinante ma allo stesso tempo anche molto complessa è la religione Islamica. Fanno parte del mondo islamico tutti coloro che aderiscono alle idee, norme e pratiche di questa religione. L’Islamismo è una religione monoteista e universale, con il maggior numero di credenti nel Medio Oriente e nella penisola Arabica. Questa dimensione è caratterizzata da un forte integralismo, ossia dall’applicazione rigida e totale delle leggi e delle prescrizioni religiose che si estendono anche nella vita politica e sociale della comunità in questione. Per raggiungere l’adempimento di tali norme, gli integralisti sottomettono i protestanti islamici alla politica e alle leggi dello stato islamico. Questo atteggiamento spesso e volentieri si traduce nel concetto di Teocrazia, che sarebbe la forma di governo secondo cui la gestione delle attività religiose e quelle governative coincidono. Sinonimo del concetto di integralismo è il fondamentalismo, che risulta essere il modo in cui si denomina l’atteggiamento estremamente conservatore e rigido che si assume nei confronti di una religione o di un pensiero politico da parte di uno o più individui. Nell’ambito della sociologia delle religioni possiamo esaminare molteplici concetti a seconda della religione che si prende in considerazione. Ad esempio, si può parlare anche di secolarizzazione e laicizzazione, concetti legati strettamente alle prassi religiose. La laicizzazione è la separazione della cultura e della politica dalla dimensione religiosa. Ciò non significa che quest’ultima non sia professata anche in modo conservativo, ma è sempre comunque separata dalla sfera sociale di una determinata collettività. La secolarizzazione, invece, indica il fenomeno in base al quale la società non adotta più un comportamento sacrale, prendendo le distanze da simboli religiosi, miti e tradizioni di una determinata religione. Prendendo come riferimento la Repubblica Islamica dell’Iran è possibile illustrare un particolare conflitto interreligioso. In questo contesto i processi di secolarizzazione e laicizzazione vengono osteggiati in nome della prescrizione e della tradizione religiosa. L’Iran, ufficialmente Repubblica Islamica dell’Iran dal 1° aprile 1979, è uno stato dell’Asia situato all’estremità orientale del Medio Oriente. Ha come capitale Teheran, e una popolazione di quasi 85 milioni di abitanti. Come suggerisce il nome, essa reca in sé elementi di governo repubblicano ed elementi di governo islamico. È caratterizzata dalla presenza di importanti minoranze religiose, linguistiche ed etniche, quali i Persiani, gli Azeri, i Curdi e i Luri. All’interno di questa dimensione religiosa vige la forma di governo teocratico, per cui la gestione delle attività religiose e quelle governative laiche coincidono. Spesso, infatti, la religione nella teocrazia diventa uno strumento politico. Sotto il profilo religioso circa l’87% della popolazione pratica la religione musulmano sciita, ma vi sono comunque minoranze religiose, quali l’ebraismo e il cristianesimo. Nonostante la Costituzione iraniana riconosca le minoranze religiose appena citate, quella sunnita è vittima di una discriminazione che di fatto si manifesta con l’assenza di centri adibiti al culto della religione e numerose e frequenti persecuzioni e tentativi di conversione forzata. Sotto molti aspetti, per le Nazioni Unite, le misure del governo sono considerate insufficienti per l’eliminazione delle discriminazioni razziali. Nonostante la previsione di sanzioni per i giornali che pubblicano discorsi razzisti, è piuttosto frequente la presenza di espressioni discriminatorie, in particolare nei confronti degli Azeri. Un altro ostacolo per il raggiungimento dell’uguaglianza pluridimensionale è la diseguale distribuzione del potere, delle risorse socio-economiche e dello status socioculturale tra centro e periferia, che contribuisce a rendere più aspre le istanze di autonomia rivendicate dalle minoranze etniche. Dal punto di vista della politica interna, infatti, la Repubblica Islamica dell’Iran oggi attraversa una fase complessa. I Pasdaran, che furono precedentemente creati come forza altamente ideologica al servizio dell’Ayatollah, guida religiosa suprema dell’Iran, rappresentano la polizia politica e colpiscono in particolare i nemici interni. Non solo, sul fronte interno i Pasdaran agiscono come braccio armato per imporre le politiche sempre più conservatrici e ortodosse dei leader religiosi iraniani. Il loro obiettivo è quello di controllare la popolazione per sottometterla al regime autoritario e in particolare si accaniscono su moltissimi giovani provenienti dalle fasce più deboli della società che non posseggono in alcun modo le capacità e le possibilità per ribellarsi al governo e alle sue imposizioni. La polizia politica detiene un determinante potere economico e per questo ha il potere di controllare direttamente e indirettamente miliardi di dollari di investimenti nei settori strategici come l’energia, le telecomunicazioni e le infrastrutture. Questo è un triste esempio di ciò che accade alla comunità iraniana, sottomessa alla teocrazia e all’assoluta tirannia.