//La memoria, la nostra anima: Umberto Eco

La memoria, la nostra anima: Umberto Eco

di | 2022-02-21T12:23:20+01:00 21-2-2022 12:23|Alboscuole|0 Commenti
di Irene Cini, Giada Bertoni Umberto Eco, autore del best seller “Il nome della Rosa” e molteplici altri testi di successo, avrebbe compiuto 90 anni il 5 gennaio del 2022.    L’illustre semiologo, poco prima di morire, espresse la volontà che non venissero organizzate conferenze celebrative a lui dedicate prima che fossero trascorsi almeno dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 19 febbraio del 2016.   Questo articolo, piuttosto che un omaggio al grande scrittore, vuol essere occasione per riflettere su un aspetto particolare della sua lunghissima carriera di saggista: il ruolo che gioca la memoria nella nostra società. Umberto Eco ha dedicato moltissime conferenze a questo aspetto.  In una delle ultime interviste concesse, Eco sviscera il tema della memoria, presentandone le molteplici funzioni. Il progetto era stato realizzato e presentato in occasione della Biennale d’Arte di Venezia nel 2015 dal regista Davide Ferrario. “Noi, nella misura in cui possiamo dire io, siamo la memoria. La memoria è l’anima”: fin dalle prime parole è chiaro il ruolo indispensabile che ricordare ha per l’uomo. Oltre alla memoria personale, sottolinea lo scrittore, esiste anche una memoria collettiva, e quest’ultima corrisponde all’identità. “Non possiamo essere europei se non siamo capaci di ricostruire continuamente quello che è stata l’identità europea”, affermava nel video.   Nella conferenza all’Accademia dei Lincei ritiene che vi siano due tipi di censura sulla comunicazione informativa: la prima agisce per sottrazione (l’informazione è privata di alcuni elementi parziali o essenziali); la seconda agisce per moltiplicazione (l’informazione é disturbata da fatti e notizie che ne confondono il contenuto). Nella società contemporanea l’abbinamento tra canali e messaggi sta generando un volume esponenziale di informazioni, a scapito di una reale utilità delle stesse. Nessuno specialista è oggi  in grado di leggere e studiare quanto viene pubblicato sull’argomento di sua competenza.  Diventa pertanto indispensabile applicare nuovi strumenti e tecniche di selezione e decimazione delle informazioni. Quest’abbondanza d’informazione ci allontana dal modello utopico della cultura come conservazione e ci pone di fronte al problema della cultura come dimenticanza. La censura interviene, quindi, come strumento indiretto di selezione e filtro. Internet stesso contribuisce a tale processo, mettendo a disposizione  decine di migliaia di siti ma obbligando, altresì, a scegliere quelli con l’informazione più attendibile.  La “dimenticanza” è sinonimo di alleggerimento. “Le culture devono alleggerire le proprie ‘enciclopedie’, a patto che si possa recuperare quello che hanno posto in latenza, custodito in una sorta di magazzino del sapere che è rappresentato dalle biblioteche, dagli archivi, dai musei. Un sapere che c’è e che può essere acquisito quando si vuole, scoprendo anche il gusto del ritrovamento”.  L’anima come memoria non è solo ciò che ricordiamo, ma anche ciò che abbiamo dimenticato, che, a suo tempo, abbiamo elaborato. Non c’è un’arte volontaria della dimenticanza, una tecnica che la possa garantire. Come spiega Eco, essa avviene in modo accidentale.  Imparare a memoria era per lui una vera e propria arte, per condurre una vita più sana e felice. È infatti il consiglio che dispensa al nipote, in una lettera scritta durante il Natale del 2014. Lo scrittore era preoccupato che il nipote (e quindi tutti i giovani) non esercitasse a sufficienza la memoria e quindi le proprie capacità cognitive, anche a causa dell’onnipresenza della tecnologia.  In questa famosa lettera Eco consiglia al nipote di imparare a memoria ogni mattina qualche verso, una breve poesia o anche le formazioni dei calciatori. Insomma, non importa cosa. “Quindi ecco la mia dieta. Ogni mattina impara qualche verso, una breve poesia, o come hanno fatto fare a noi, “La Cavallina Storna” o “Il sabato del villaggio”. E magari fai a gara con gli amici per sapere chi ricorda meglio.” L’importante è che la mente sia tenuta allenata. “La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota.  Sottolinea infatti quali sono i rischi di una memoria poco allenata e quali, al contrario i vantaggi per la nostra esistenza. Il primo rischio è diventare dipendenti da internet e sostituire la vita reale con quella virtuale. Secondo Eco Internet non può prendere il posto del nostro cervello, così come i social network non possono sostituirsi al conoscere una persona dal vivo. “ma guarda le ragazze, a scuola o dove vai a giocare, perché sono meglio quelle vere che quelle televisive e un giorno ti daranno soddisfazioni maggiori di quelle on line.” In secondo luogo, avere sempre a portata di mano la tecnologia, comporta il rischio di un impoverimento dei nostri contenuti e di conseguenza un abbassamento dell’autostima. Sosteneva che negli ultimi anni la scuola avesse smesso di far imparare a memoria, credendo forse di ridurre fastidi e fatiche, ma riducendo così anche i piaceri.  Tra i vantaggi, prima di tutto, gli studenti sono agevolati durante le interrogazioni ed è per loro fonte di soddisfazione ricordare date, nomi e versi, senza l’aiuto del manuale. Allo stesso tempo, aiuta gli insegnanti che durante la lezione possono guardare negli occhi gli alunni coinvolgendoli maggiormente nella spiegazione, anziché tenere gli occhi fissi su libri, schemi e appunti. In secondo luogo, memorizzare le informazioni ci fa guadagnare tempo prezioso, perché non siamo costretti ad andare a ricercarle, più e più volte. Inoltre, siccome invecchiando, c’è il rischio per tutti di imbattersi nell’Alzheimer, uno dei metodi per evitare o ritardare questo morbo è appunto quello di allenare costantemente la memoria, oltre che dormire a sufficienza. Infine, secondo Umberto Eco, avere una buona memoria storica permette di vivere più vite.‟Verrà il giorno in cui sarai anziano e ti sentirai come se avessi vissuto mille vite, perché sarà come se tu fossi stato presente alla battaglia di Waterloo, avessi assistito all’assassinio di Giulio Cesare.” Infatti, solo dopo aver fatto lo sforzo di memorizzare date, nomi ed eventi, possiamo dire di possederli davvero e farli rivivere ogni volta che vogliamo.“Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove.” Non dimentichiamo: “Il nostro cervello ha più connessioni di un computer, è una specie di computer che ti porti dietro e che cresce e s’irrobustisce con l’esercizio, mentre il computer che hai sul tavolo più lo usi e più perde velocità e dopo qualche anno lo devi cambiare.”