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di Martina Papa- Michela Sofia Prisco-La maschera napoletana più caratteristica è quella di Pulcinella, protagonista indiscusso di molte leggende di fama mondiale, simbolo di ingegno, forza di volontà, coraggio ma anche di pigrizia e furbizia. Disposto a tutto per soddisfare la gola, anche a truffare il prossimo, ma solo quel poco che basta per sopravvivere. La maschera di Pulcinella fu inventata ad Acerra dall’attore capuano Silvio Fiorillo nei primi decenni del Seicento, ma il suo costume moderno fu inventato nell’Ottocento da Antonio Petito. Il nome “Pulcinella” deriva da Puccio D’Aniello, un contadino di Acerra, “pulce” o forse “pulcino”, che si riferisce al suo timbro di voce. Il colore del suo costume – pantaloni e ampia camicia – è bianco, con una maschera nera, naso lungo e adunco e un cappello di stoffa bianca. Già conosciuta ai tempi dei Romani e sparita con l’arrivo del Cristianesimo, la maschera di Pulcinella è risorta nel ‘500 con la Commedia dell’Arte e da allora è una delle maschere più amate del Carnevale, insieme ad Arlecchino. E’ noto anche per il suo parlare troppo, per non riuscire a mantenere i segreti: ancora oggi a Napoli si usa dire “il segreto di Pulcinella”, si tratta di uno dei modi di dire più famosi e caratteristici della società partenopea.