di Mauro Caimano – 3^C –
Ludovico Ariosto è l’autore che ha messo in scena il contrasto tra sogno e realtà, tra mondo concreto e mondo ideale. E’ stato un poeta, commediografo, funzionario e diplomatico italiano, ed è l’autore dell’ “Orlando Furioso”, il più celebre, fantasioso e avvincente poema cavalleresco del nostro Cinquecento. La sua vita però fu tutt’altro che avventurosa caratterizzata da problemi economici e di sussistenza.
Ludovico nasce a Reggio Emilia l’8 settembre del 1474, primo di dieci fratelli. Suo padre Niccolò, proveniente dalla nobile famiglia degli Ariosti, era un militare al servizio degli Estensi e governatore della stessa città di Reggio Emilia. Il piccolo si trova quindi, fin dalla più tenera età, a respirare il clima della corte estense intorno a cui suo padre opera, passando un’infanzia e una giovinezza spensierate, senza subire direttamente l’influenza dei regnanti. Studia prima giurisprudenza a Ferrara, poi abbandona la facoltà di Legge per passare alle Lettere e comincia a comporre le sue prime poesie. Nel 1500 muore il padre e il giovane Ludovico, in qualità di figlio maggiore, si trova obbligato ad occuparsi della famiglia, composta da quattro fratelli e cinque sorelle; per garantire la loro sicurezza economica, diventa cortigiano presso gli Estensi. Si tratta di un periodo infelice per Ariosto, combattuto tra la vocazione letteraria e i doveri di uomo di corte, che lo coinvolgono spesso in missioni diplomatiche o in compiti amministrativi.
Durante i mille impegni di questa carica, Ariosto non abbandona gli interessi letterari: dopo le opere giovanili (tra cui la raccolta dei Carmina, una tragedia e altre opere minori), lavora alle prime commedie (intitolate Cassaria e I Suppositi) e, dagli inizi del 1500, lavora ai canti in ottave del suo poema, che vedrà la luce per la prima edizione nel 1516. Nel 1522 viene nominato governatore della Garfagnana, regione da poco entrata sotto il dominio estense, e quindi assai complessa da gestire. Nel 1525 il poeta rientra a Ferrara, dedicandosi alla revisione del Furioso, alla composizione delle restanti Satire e alla pace nella contrada di Mirasole, dove Ariosto trascorre gli ultimi anni, prima di spegnersi nel luglio del 1533.
Ludovico Ariosto per la stesura della sua opera più celebre, “l’Orlando furioso”, si rifà all’”Orlando innamorato” di Boiardo, riprendendolo dal punto in cui si era interrotto. La prima edizione fu pubblicata nel 1516 in 40 canti, ma Ariosto si mise subito al lavoro per correggerla. La seconda edizione fu pubblicata nel 1521 con qualche sistemazione e la terza edizione fu pubblicata nel 1532. Nell’ultima edizione apportò una modifica innanzitutto linguistica: nelle prime due edizioni, infatti, l’Ariosto aveva utilizzato la lingua cortigiana, basata sul toscano letterario con elementi padani e latineggianti, mentre nella terza edizione utilizza una lingua basata sui canoni classicistici che erano stati fissati dal Bembo nell’opera Prose della volgar lingua e che si rifaceva al fiorentino delle opere dei letterati del Trecento. Nella terza edizione vengono modificati anche i contenuti: vengono inseriti nuovi episodi, con riferimenti anche alla storia contemporanea, e cioè alle guerre che le potenze straniere stavano combattendo sulla penisola italiana. Così facendo i canti diventarono da 40 a 46. Gli inserimenti di questi nuovi contenuti resero anche il clima dell’opera più cupo, a causa dell’inserimento di tematiche pessimistiche, in cui si possono cogliere i riflessi della crisi italiana.
Di questo contesto fanno parte anche i Cinque Canti, scritti probabilmente per inserirli nella seconda edizione, ma che l’Ariosto decide di lasciare anonimi, in quanto riteneva che avrebbero alterato l’equilibrio dell’opera. Furono poi pubblicati dal figlio Virginio.
Nell’Orlando furioso, Ariosto, come Boiardo, inserisce la materia cavalleresca e opera la fusione tra il ciclo carolingio e quello arturiano. I personaggi (come Carlo Magno, Orlando, Rinaldo, Astolfo) sono del ciclo carolingio, ma il tema dell’amore e del meraviglioso fiabesco sono del bretone.
Ariosto porta alle conseguenze estreme gli effetti che l’amore ha sul paladino Orlando, facendolo, rispetto al Boiardo, diventare pazzo.
Nell’opera dell’Ariosto vi sono inoltre dei riferimenti alla letteratura dei classici latini, come Virgilio, Ovidio e altri. Quindi i temi delle “armi” e degli “amori” sono rivisitati in chiave classica. Ma il fatto che l’Ariosto prenda luoghi, personaggi ed episodi da altre opere, non deve far pensare che l’Orlando furioso non sia un’opera originale: l’autore li prende come spunti, ma attribuisce loro la sua visione originale della vita.
La vera materia del poema di Ariosto però, secondo il filologo italiano Lanfranco Caretti, è la concezione moderna dell’uomo e della vita che si esprime attraverso la struttura aperta tipica del romanzo, molto diversa dalla struttura chiusa, tipica del genere epico. Ariosto cercò di realizzare il massimo della varietà con il massimo della naturalezza, conciliando la fertilità inventiva con il rigore logico ossia con l’intrinseca coerenza del racconto. A ciò l’Ariosto ha provveduto con una tecnica estremamente raffinata, tanto più ammirevole, quanto più dissimulata e quasi inavvertibile. Nel Poema si possono individuare due grandi temi: l’amore e la guerra; che danno vita a tre storie principali: l’amore infelice di Orlando per Angelica, l’amore corrisposto fra Ruggiero e Bradamante e la guerra fra Cristiani e Saraceni; in cui compaiono numerosissimi personaggi protagonisti di altrettante numerose vicende come Astolfo sulla luna, il castello di Atlante, Olimpia e l’orca, la maga Melissa e la maga Alcina, raccontate utilizzando registri diversi (ironici, tragici, realistici). Questa molteplicità di temi, personaggi e modalità espressive è governata da meccanismi narrativi che strutturano e aggregano le vicende: l’inchiesta, l’esempio paradigmatico, la simmetria.
Nell’inchiesta (o la ricerca) il personaggio principale cerca qualcuno; segue un momento di crisi e di dramma che si risolve con il ritorno all’equilibrio iniziale.
L’esempio paradigmatico è articolato in tre momenti: il fatto di cui è protagonista il personaggio, la riflessione morale, l’esempio paradigmatico.
Nella simmetria le due storie sono messe in relazione attraverso la presenza di una situazione simile che dà vita a sentimenti, comportamenti, esiti di tipo opposto; oppure è opposta la situazione iniziale e sono invece identici gli esiti.
La sua grandezza consiste quindi nell’aver creato una tecnica estremamente raffinata, capace di dare coerenza e rigore logico a una incredibile molteplicità e varietà di situazioni. Ludovico Ariosto svolge quindi un ruolo di fondamentale importanza nella cultura letteraria del Rinascimento e, con l’ ”Orlando Furioso”, arriva al livello più alto nella poetica epica e con lui il poema epico diventa un vero e proprio genere narrativo in versi.