Una volta gli ulivi erano tra gli alberi più alti e più diritti di tutta la campagna. Quando decisero di mettere Gesù sulla croce il sacerdote Caifa dette ordine ai soldati di cercare due lunghe e robuste travi per preparare la croce del Nazareno. Nel bosco il vento portò la terribile notizia e nessun degli alberi voleva svolgere un compito così ingrato: diventare il legno della croce!!!
Le palme tremarono dalla paura, non volevano essere il legno buono per la croce, persero le lunghe foglie e si svuotarono all’interno, i soldati le esaminarono e le scartarono. E loro erano felicissime di non poter essere state utili e fecero danzare le loro foglie col vento.
I soldati si diressero verso l’uliveto. Nel vederli arrivare, gli alti ulivi uno per uno furono assaliti da un dolore immenso, nessun albero voleva fare una cosa così atroce, non volevano essere loro il legno della croce, volevano morire, volevano sradicarsi dalla terra e dal dolore si attorcigliarono su sé stessi, si strapparono le viscere, volevano sprofondare e nascondersi alla vista di tutti, non volevano essere complici dell’uccisione del Figlio di Dio.
I rami si spezzarono e il tronco si piegò, spaccando la corteccia e si ridussero a delle forme rattrappite, storte, si torsero talmente tanto da non poter essere utili in nessun modo.
I soldati, nel vedere quei mostri di alberi ne furono quasi spaventati e se ne andarono. Proseguirono la loro ricerca in un’altra foresta poco distante, una foresta di faggi e querce e fu proprio una grande quercia a dare il legno per la croce.
Gli ulivi furono felici e dalla felicità piansero. Le lacrime si tramutarono in piccole gocce, chiamate olive, buone per tante cose, per nutrire, per alleviare, per abbellire, per dar la benedizione ai morenti.
Questo fu il dono del Padre Creatore per essersi rifiutati di diventare complici dell’uccisione di suo Figlio Gesù”.
D. Bonaventura 2H