di Vittoria Zanirato, Classe 1^ C. – Cari lettori e lettrici, ecco un nuovo articolo della Rubrica del nostro Giornalino “I luoghi della Città” che riguarda un racconto misto tra storia e leggenda che è riportata in molti libri ed è un fatto accaduto durante l’epoca rinascimentale e precisamente nel 1507 tra la Calle della Mandola e il Ponte degli Assassini. All’alba di quel giorno, mentre si recava alla sua bottega, il giovane panettiere Piero Fasiol decide di passare davanti alla casa della sua amata Annetta per chiederle di sposarlo e trova per terra una guaina d’argento, la raccoglie e pensa di regalarla alla ragazza che però non l’accetta. Ritorna indietro per poterla lasciare dove l’aveva trovata ma vede che c’è il cadavere del Conte Alvise Goro. Una versione opposta invece narra che fu proprio quando vide il cadavere, che il ragazzo prese la guaina. Sconcertato e impaurito per quello che aveva visto decise di raccontare tutto alla sua padrona. Proprio in quel momento giunsero le guardie che lo prelevarono e lo condussero al Palazzo Ducale, ma nonostante avesse dichiarato la sua innocenza venne rinchiuso nelle carceri. Al buio perse la cognizione del tempo. Alcuni giorni dopo si trovò davanti la sua amata, la sua padrona e Messer Barbo che lo interrogò, ma il giovane fornaio non rispose. Messere Barbo gli propose di confessare o di scappare con lui. Una notte nascosto sotto il mantello di Messere Barbo scappò dalla Porta della Carta per raggiungere il Fondaco dei Tedeschi. Venne riconosciuto e consegnato alle guardie che lo riportarono in carcere. Venne sottoposto a giudizio e il Consiglio dei Dieci lo dichiararono colpevole. Durante la sua esecuzione il Doge Loredan diede personalmente l’ordine al boia di decapitarlo. Si concluse coì la breve vita di Piero Fasol ‘il povero fornaretto di San Paternian’. La leggenda narra che però non finì così, infatti alcuni anni dopo fu scoperto il vero colpevole e coloro i quali lo avevano giudicato colpevole fecero tutti una brutta fine. La sua amata Annetta morì in grande povertà, il Conte Barbo, che invece era il vero colpevole, morì soffocato durante una cena, il Doge Loredan morì poco dopo, la padrona Barbo morì di tubercolosi. Termina così ‘la leggenda della maledizione del fornaretto di Venezia’.