La Bella e la Bestia è una fiaba francese. La sua prima versione pubblicata fu quella di Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, nel 1740. Altre fonti, invece, attribuiscono il racconto originale a Giovanni Francesco Straparola nel 1550. La versione più popolare è, tuttavia, quella 1756 di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Questa favola pare sia stata scritta in seguito a un fatto realmente accaduto. La bestia è un certo Pedro Gonzalés che soffre di iperticosi che comporta la crescita anormale dei peli in tutto il corpo. Pedro fece la sua prima comparsa come dono di nozze per il matrimonio del re Enrico II di Francia e Caterina dei Medici. Il re decise di educare quest’uomo come un cortigiano e ben presto divenne Pedro un educato, gentile e sensibile gentiluomo della corte francese. Caterina dei Medici, alla tragica morte del marito, decise di cercare una moglie per quest’uomo che, nel frattempo, era stato rinchiuso in prigione ed era diventato per tutti “la bestia”, con lo scopo di generare un esercito di mostri al servizio della Francia. La regina trovò moglie alla bestia, o meglio costrinse una sua serva a sposare Pedro. La moglie della bestia diede alla luce i primi due bambini che non soffrirono di ipertricosi. La terza e la quarta ereditarono la malattia di suo padre. Caterina, sfumato il suo progetto di avere un forte esercito di mostri, decise di esibire, presso le più importanti corti, questa famiglia particolare! I maggiori regnanti dell’epoca si divertivano a competere tra loro anche nella collezione di animali esotici e nell’ospitare Pedro e la sua famiglia. Iniziarono, così, a circolare in Europa e non solo diversi dipinti raffiguranti Pedro e i suoi figli affetti dall’ipertricosi. Ranuccio Farnese, quarto Duca di Parma e Piacenza a cui venne ceduto Pedro dalla corona francese, gli riconobbe la dignità di essere umano e gentiluomo di corte, in cambio di esibizioni pubbliche. La famiglia “di mostri” finì, quindi, sulle sponde del lago di Bolsena, nella Capodimonte che all’epoca era sotto il dominio dei principi di Parma.