di Martina Papa- Narra la leggenda che un tempo nel beneventano si aggirassero le Janare, streghe depositarie di antichi e occulti segreti. Si trattava di donne che possedevano la conoscenza di riti magici, come il malocchio e incutevano timore a chiunque si imbattesse sulla loro strada. Erano aggressive e acide, avevano un aspetto mostruoso simile a quello delle arpie. Secondo una credenza popolare, si riunivano sotto un albero di noce sulle sponde del fiume Sabato, per venerare il demonio di cui erano figlie, sotto forma di cane o caprone. Il mito nacque tra i contadini di quest’area regionale diffondendosi anche ben presto nella zona di Napoli. Era credenza diffusa che fossero portatrici di guai, infertilità e malesseri ai danni dei bambini. Generalmente la Janara usciva di notte, nascondendosi nelle stalle dei cavalli per prenderne uno e cavalcarlo fino alle prime luci dell’alba. Questo riusciva a volare grazie ad un particolare balsamo da lei prodotto ed era solita fare delle trecce agli animali in modo da lasciare un segno visibile del suo passaggio.