di CHIARA IMPERATORI, 2AO (IIS G. da Catino di Poggio Mirteto). Un uomo con il volto coperto, perché? Una scelta di vita particolare. Come può essere una vita col passamontagna? Molti degli studenti, che erano presenti alla manifestazione per celebrare la giornata della legalità, svoltasi nella palestra dell’Istituto di Istruzione Gregorio da Catino di Poggio Mirteto martedì 19 marzo dalle ore 10:00, avevano in mente queste domande quando hanno visto entrare, accompagnato dalla sua scorta, il Colonnello Sergio De Caprio, più noto come Capitano Ultimo, che il 15 gennaio 1993 arrestò Totò Riina, boss mafioso italiano legato a “Cosa Nostra”.
Hanno partecipato all’evento i ragazzi del terzo, quarto e quinto del Gregorio da Catino e altri studenti di altre scuole di Comuni vicini, in tutto 1000 ragazzi.
Poco prima delle ore 10, il Capitano Ultimo si trovava nell’aula stampa, dove erano presenti la Preside, dott.ssa Maria Rita De Santis, il presidente dell’Unione dei Comuni della Bassa Sabina, dott. Franco Gilardi, il Sindaco di Poggio Mirteto, dott. Giancarlo Micarelli, e altri sindaci dei Comuni vicini, Il prof. Pier Vincenzo Rosiello, responsabile del giornalino d’Istituto CyberScuola dell’I.I.S. Gregorio da Catino, che hanno avuto la possibilità di fare domande e di parlare con il Capitano.
Alle ore 10 il Capitano Ultimo è entrato in palestra insieme alla Preside tra gli applausi calorosi dei ragazzi.
Quel misterioso passamontagna è stato un particolare non passato inosservato dagli studenti, che hanno posto diverse domande al riguardo, alle quali il Capitano ha risposto senza vergogna: “Portare il passamontagna, vuol dire essere nessuno”.
Un alone di mistero avvolgeva le risposte che Ultimo dava ai ragazzi, sembravano parole profferite da un uomo di un altro mondo, un eroe finalmente in carne ed ossa davanti a noi.
Il Capitano Ultimo spesso non rispondeva in modo diretto alla domanda, ma lasciava sempre intuire, spesso lasciando dubbi e suscitando fantasmi che hanno emozionato tutti sia i ragazzi sia gli adulti presenti. Solo a poche domande ha risposto in modo preciso, sicuramente il capitano ha agito così perché aveva le sue buone ragioni, tra cui anche la sicurezza della sua persona.
È stata un’esperienza più unica che rara, in cui i ragazzi hanno apprezzato molto quanto si possa essere umili anche se si è fatte grandi cose.