La frisa o “friseddhra” è uno dei prodotti tipici e caratteristici della Cucina del Salento, semplice e molto ricca sia di storia e sia per i valori nutrizionali che essa apporta.
La tavola salentina ha tradizioni gastronomiche molto antiche e la friseddhra vanta una storia unica e particolare per l’arte della sua lavorazione: moltissimi anni fa, veniva prodotta anche in casa dalle nostre nonne oppure prodotta da antichi fornai, veniva lavorata molto con molta energia dalle braccia dei nostri nonni, oggi, invece, le tecniche meccaniche hanno rimpiazzato le braccia, ma la passione e la voglia di rendere speciale ed unico questo prodotto è ancora alla base della tradizione.
I suoi ingredienti sono acqua, farina di grano, sale e lievito madre.
Dopo aver impastato molto bene questi ingredienti fino ad ottenere una consistenza abbastanza compatta, vengono tagliati piccoli “panetti” lunghi circa 30-35cm.
I panetti vengono arrotolati e posti in forno rigorosamente a legna.
Fatti cuocere per un periodo non troppo lungo , vengono successivamente tagliati.
La tradizione vuole che questi panetti vengano tagliati in due da un filo che rende ruvida la caratteristica forma a biscottatura della frisa.
Anticamente le frise venivano conservate nelle “capase” o “capasuni”, così le famiglie un tempo molto umili, avevano la possibilità di avere delle provviste per un lungo periodo di tempo.
La frisa è un alimento molto genuino, semplice, un tempo era considerato un alimento povero, oggi, invece, il suo valore sia storico sia nutrizionale è stato molto rivalutato ed è molto apprezzato. In alcuni ristoranti del Salento, la frisa è diventata gourmet e agli estimatori di questo piatto vengono proposte delle varianti appetitose.
La valorizzazione dei prodotti tipici e la conservazione delle tradizioni locali, oggi, costituisce un impegno importante per le Istituzioni del Territorio impegnate a far conoscere le piccole tradizioni del nostro Salento anche al di là dei confini prettamente regionali.
A cura degli alunni Stamerra Sonia e Rolli Paolo della classe IV C Enogastronomia